L'infettivologo Galli: Il mio percorso inatteso, ma non cerco compassione
L'infettivologo Galli condivide la sua esperienza toccante e realistica sulla malattia e la resilienza. Scopri cosa ha imparato e perché non vuole considerarsi una vittima. 🌟💪
Massimo Galli: "Mi aspettavo di non uscirne del tutto, ma non voglio fare la vittima"
Roma, 16 luglio 2024 – In una recente dichiarazione all’agenzia Dire, l’infettivologo Massimo Galli, condannato a Milano a un anno e quattro mesi con pena sospesa per falso, ha espresso il proprio stato d’animo sulle vicende che lo riguardano.
"Direi che non sono nello stato d’animo di chi deve festeggiare," ha chiarito Galli, riflettendo amaramente su come lo Stato lo abbia ricompensato dopo oltre quarant’anni di servizio. "L’unica ricompensa che lo Stato mi sta dando è questa," ha affermato. Tuttavia, con una nota di modestia, ha aggiunto: "Non mi sembra proprio il caso di fare la vittima, c’è chi si è trovato ben peggio di me."
L’ex primario dell’ospedale Sacco di Milano è stato assolto dall’accusa di turbativa d’asta per presunto condizionamento di un concorso universitario a favore del suo ex collaboratore, Agostino Riva. Galli ha annunciato l’intenzione di fare appello, continuando a sostenere che "Il teorema accusatorio è fondamentalmente crollato" giacchĂ© il concorso non era truccato e non costituiva reato.
Galli ha spiegato che "La Cassazione ha da tempo definito che nei concorsi universitari non si configura la turbativa d’asta," e ha rimarcato che le accuse di abuso d’ufficio non sono state sufficientemente giustificate. "Non c’era stata nemmeno la definizione di quale aspetto del reato d’abuso d’ufficio fosse eventualmente implicabile in questa mia vicenda," ha commentato, manifestando sconcerto per le dinamiche giuridiche affrontate.
Un altro punto rilevante è la gestione delle operazioni di una seduta telematica. "Forse qualcuno non ha capito," ha detto riferendosi ai giudici che non sembrano avere familiarità con le procedure dei concorsi universitari online. Massimo Galli ha precisato che "Se la mancanza di collegialità e il falso sta lì, forse qualcuno non ha capito," spiegando che le modalità adottate nei concorsi sono prassi comune.
Galli ha ribadito il suo desiderio di non voler fare la vittima, ma ha aggiunto con una punta di amarezza: "Se fossi stato una persona qualsiasi non so se le cose sarebbero andate alla stessa maniera." Ha criticato il pubblico ministero per averlo definito una "potenza mediatica," un commento che ha trovato "abbastanza sconcertato e anche un po’ indignato." Ha chiarito che la sua visibilitĂ mediatica non deriva da un controllo mediatico, ma piuttosto dalla sua credibilitĂ tecnica durante la pandemia, ironizzando sul fatto di non possedere alcun media.
Infine, l’infettivologo ha voluto sottolineare un punto sgradevole per uno come lui, noto per le sue inclinazioni politiche di sinistra: "Sono stato tirato in questa faccenda a partire da un’intercettazione del settembre 2019 da due persone, una delle quali a me palesemente ostile." Ha dichiarato che la base dell’intercettazione era una supposizione infondata di intenzione di reato, un’accusa che si è dimostrata infondata con il passare del tempo.
In conclusione, Galli ha espresso la frustrazione per le valutazioni arbitrali nel contesto accademico, affermando: "Francamente a un pilota d’aereo non dico come si deve pilotare un aeroplano e c’è qualcuno che, invece, riteneva di poter sapere tutto su cosa significa impact factor, valore delle riviste e valore dei dati scientifici." Con queste parole, ha voluto rimarcare l’importanza delle competenze specifiche accumulate in quarant’anni di carriera per partecipare alle commissioni accademiche.