Accordo migranti Italia-Albania: un esperimento pericoloso nascosto da un'apparente collaborazione!
La reporter albanese Elira Kadriu avverte sui pericoli dell'accordo Italia-Albania sui migranti. Scopri le implicazioni e le preoccupazioni! 🌍🚫✈️
Migranti, l’allerta della reporter albanese: “Protocollo pericoloso anche per il mio Paese”
In un contesto marcatamente difficile, il recente accordo tra Italia e Albania sui migranti sta suscitando forti preoccupazioni. Elira Kadriu, reporter albanese di Citizens Channel, ha espresso la sua contrarietà alla creazione di centri per il trattenimento e il rimpatrio dei migranti in Albania. “L’accordo è un esperimento negativo anche per noi albanesi perché crea precedenti pericolosi”, ha dichiarato Kadriu, sottolineando come sia la prima volta che un paese terzo europeo venga coinvolto in modo così diretto nella gestione della crisi migratoria.
L’intesa, presentata come un modello di gestione dei flussi migratori, ha già visto il suo primo atto con il rimpatrio di un gruppo di migranti, avvenuto dopo la pronuncia di non convalida del fermo da parte dei giudici romani. Nonostante il parere favorevole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, le critiche non tardano a emergere. Fonti informate indicano che il governo italiano intende inviare un secondo gruppo di migranti in Albania la prossima settimana.
Kadriu avverte che “dietro a questo protocollo si nascondono esseri umani e il loro destino, le cui vite sono messe in gioco in un contesto politico.” Il dramma umano coinvolto è amplificato dal fatto che l’Albania stessa ha un alto tasso di emigrazione, con molti cittadini che lasciano il proprio Paese in cerca di opportunità migliori. “Queste persone non scelgono di venire in Albania; la nostra nazione è un transito, non una meta, e comunque abbiamo già perso troppi nostri cittadini in cerca di una vita più dignitosa altrove,” ha continuato la giornalista.
Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, l’Albania ha il tasso di emigrazione più elevato tra i paesi dell’Europa centrale e orientale. Gli accordi recenti sono visti da Kadriu come un modo per “restituire all’Italia l’aiuto ricevuto dal 1990 in poi, piuttosto che come un passo verso l’adesione all’Unione europea.”
La reporter mette in guardia contro i rischi per i diritti umani, dicendo che in questo schema il rispetto dei diritti dei migranti è messo in secondo piano. “Con solo quattro settimane per fare domanda di asilo, mancano le garanzie necessarie per proteggere la loro salute fisica e mentale,” ha spiegato, evidenziando l’inefficacia del tempo a disposizione per contattare avvocati o esperti legali.
Kadriu critica anche la mancanza di trasparenza, affermando che “la confusione e l’opacità con cui è stato stipulato l’accordo” evidenziano una gestione problematica delle questioni migratorie. Inoltre, il trattamento riservato solo agli uomini separa le famiglie, amplificando la vulnerabilità delle donne e dei bambini.
In un contesto audace, il Tribunale di Roma ha recentemente deciso di non convalidare il trattenimento dei migranti in Albania, un colpo alla legittimità del protocollo. “Finalmente un’istituzione ha messo in discussione l’operatività del centro di Gjader, riconoscendo i diritti dei migranti,” ha accolto con favore Kadriu, aggiungendo che tali decisioni potrebbero influenzare altresì le pratiche di gestione migratoria in altri Paesi.
La reporter conclude lanciando un appello ai governanti, affinché riflettano sui rischi di questi accordi. La sua testimonianza, ricca di umanità e consapevolezza, apre una finestra su un argomento critico e spesso dimenticato, quello dei diritti dei migranti, invitando tutti a un riflessione profonda su un tema così attuale.