Sospensione della serie su Avetrana | La libertà di espressione è davvero in pericolo?
Il Tribunale di Taranto blocca la serie "Avetrana – Qui non è Hollywood", suscitando il dibattito sulla libertà di espressione. Scopri di più! 🎬📺✨
Stop alla serie "Avetrana – Qui non è Hollywood": Groenlandia e Disney faranno ricorso
ROMA – La decisione del Tribunale di Taranto di bloccare la messa in onda della serie intitolata "Avetrana – Qui non è Hollywood" ha suscitato stupore e preoccupazione tra i produttori. Le società Groenlandia e Disney, che avevano previsto il lancio su Disney Plus il 25 ottobre, hanno annunciato che faranno ricorso contro il provvedimento, definito “gravemente lesivo della libertà di espressione”.
In un comunicato congiunto, le due aziende hanno affermato: "Per ottemperare al provvedimento emesso in assenza di contraddittorio tra le parti, siamo costretti a rinviare il lancio della serie. Non concordiamo con tale decisione e faremo valere le nostre ragioni nelle sedi competenti". Il progetto ha generato un acceso dibattito pubblico, già prima della sua messa in onda, a causa del suo contenuto: la serie ripercorre infatti il delitto di Avetrana, dove nel 2010 venne uccisa la quindicenne Sarah Scazzi, un caso che catturò l’attenzione di tutta l’Italia.
La serie, composta da quattro episodi di un’ora ciascuno, si propone di raccontare la vicenda da diverse prospettive, quelle di Sarah, della cugina Sabrina, dello zio Michele e della madre Cosima. Con il sottotitolo “Qui non è Hollywood”, il titolo si riferisce anche all’ossessione mediatica che circondò la famiglia Misseri nel corso degli anni, rappresentando un vero e proprio assedio da parte dei giornalisti.
Reazioni al blocco non si sono fatte attendere. Anica e Apa, associazioni dei produttori italiani, hanno espresso grande sorpresa per la sospensione, definendola una decisione senza precedenti nel panorama audiovisivo italiano. Chiara Sbarigia, presidente di Apa, ha evidenziato come il provvedimento rappresenti "una grave lesione di quel principio di libertà di espressione tutelato dalla Costituzione".
Benedetto Habib, presidente dell’Unione Produttori di Anica, ha aggiunto: "Obbligare le opere audiovisive a non fare riferimenti alla cronaca e alla realtà è un pericoloso precedente". La libertà di espressione, fondamentale nel panorama culturale, deve essere preservata anche quando si tratta di affrontare temi delicati e complessi, come quelli legati a fatti di cronaca nera.
La serie, presentata di recente al Festival del Cinema di Roma, intende offrire una narrazione equilibrata e rispettosa, attingendo a fattori già emersi negli atti processuali. La comunità dei produttori si schiera unita contro la censura, auspicando di poter offrire agli spettatori una visione critica e consapevole della realtà. Solo il tempo dirà se il ricorso avrà esito positivo e se la serie vedrà finalmente la luce.