Tribunale di Bologna mette in discussione il concetto di "Paese sicuro" | La sorprendente rivelazione che travolge le nostre convinzioni!
Il Tribunale di Bologna sfida il decreto sui Paesi sicuri: serve chiarezza dall'Ue sulla definizione e priorità delle normative. 🏛️⚖️
Il Tribunale di Bologna sfida il Decreto sui migranti: rinvio alla Corte Ue
BOLOGNA – Una decisione destinata a suscitare ampie discussioni e riflessioni è stata presa dal Tribunale di Bologna, che ha rinviato il controverso Decreto del Governo riguardante i Paesi considerati "sicuri" alla Corte di Giustizia Europea. I giudici bolognesi hanno sollevato interrogativi fondamentali sul criterio utilizzato per definire la sicurezza dei vari Stati, proponendo una comparazione audace con la Germania nazista.
Il caso è emerso da un ricorso presentato da un richiedente asilo del Bangladesh, la cui domanda di protezione internazionale è stata respinta dalla Commissione territoriale con la motivazione che il suo Paese di origine fosse ritenuto "sicuro". Questo ha spinto il Tribunale a interrogarsi su quale sia il parametro ben definito tramite il quale i Paesi possono essere etichettati come tali.
"Qual è il criterio che ci permette di stabilire se un Paese è sicuro?", è la domanda cruciale che il Tribunale si prepara a porre alla Corte Ue. I giudici bolognesi chiedono se, in base al diritto comunitario, un Paese può essere definito sicuro in assenza di persecuzioni sistematiche contro determinate minoranze o di rischi concreti e significativi per la vita e l’integrità delle persone.
Ancora più incisiva è la riflessione portata avanti dai magistrati, i quali sostengono che il principio del primato del diritto europeo deve prevalere qualora ci sia un contrasto tra le norme nazionali e quelle europee. Questo implica che, nel caso di divergenze in materia di designazione dei Paesi sicuri, i giudici europei dovrebbero sempre privilegiare la normativa comunitaria, disapplicando le legislazioni nazionali che non si allineano con essa.
Nell’ordinanza, i giudici bolognesi fanno notare come il sistema di protezione internazionale sia intrinsecamente strutturato come un meccanismo di garanzia per le minoranze. “La persecuzione è sempre esercitata da una maggioranza contro alcune minoranze,” evidenziano, richiamando alla memoria situazioni storiche drammatiche in cui intere categorie di persone sono state vittime di gravi abusi in contesti che apparivano sicuri per la maggioranza.
Il riferimento alla Germania nazista aggiunge un peso significativo alla questione: “La Germania sotto il regime nazista era un paese estremamente sicuro per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca”, affermano i giudici, sottolineando che la sicurezza di una nazione per alcuni non significa assenza di pericolo per altri, generando così un dibattito profondo e complesso sull’effettivo significato di "sicurezza" nel contesto della protezione internazionale.
Con questa mossa, il Tribunale di Bologna lancia una sfida diretta che promette di influenzare il futuro delle politiche migratorie in Europa, evidenziando le tensioni tra diritti umani, norme nazionali e obblighi europei. Resta da vedere quale sarà la risposta della Corte di Giustizia e come questa situazione influenzerà il dibattito pubblico sui temi dell’immigrazione e della sicurezza nel nostro continente.