Una madre disperata lascia messaggi toccanti prima di una tragedia | La verità sull’insidia della depressione postpartum che nessuno riconosce
Tragedia a Nole Canavese: una madre, in preda alla depressione post partum, lascia messaggi strazianti prima di un gesto estremo. Scopri la storia. 💔👶
Tragedia a Nole Canavese: una mamma annega la figlia di 10 mesi
Torino – La comunità di Nole Canavese, un piccolo comune con poco più di 6.000 abitanti situato a soli 30 chilometri da Torino, è scossa da una drammatica tragedia che ha portato via una giovane vita. Ieri pomeriggio, Carola Finessi, una mamma di 34 anni, è sospettata di aver annegato la sua bambina, Perla, di soli 10 mesi, prima di tentare di togliersi la vita.
“Vivere così non ha più senso”: è questo uno dei messaggi lasciati dalla donna. Nei bigliettini trovati sul tavolo, scritti con mano tremante, si legge la disperazione di una madre colpita da una profonda depressione post partum, una condizione che, secondo le testimonianze, l’aveva perseguitata fin dagli ultimi mesi di gravidanza.
COSA È SUCCESSO
Quando il marito, Antonio Parriello, di 36 anni, è tornato a casa dal lavoro intorno alle 12.30, ha immediatamente percepito che qualcosa non andava. La porta era chiusa dall’interno e, entrato da una finestra, ha fatto una scoperta agghiacciante: la piccola Perla era annegata nella vasca da bagno e Carola giaceva sul letto, gravemente ferita dopo aver cercato di suicidarsi tagliandosi i polsi, l’addome e la gola.
I tentativi disperati di rianimazione della bambina, effettuati dal padre seguendo le istruzioni dell’operatore del 118, si sono rivelati vani. Perla era già priva di vita quando i soccorritori sono giunti sul posto. Nel frattempo, Carola è stata trasportata d’urgenza all’ospedale Molinette di Torino, dove è stata operata per le ferite procuratesi. Attualmente, si trova fuori pericolo, ma sotto la sorveglianza dei carabinieri.
UNA FAMIGLIA IN CRISI
Il racconto della tragedia si tinge di disperazione nelle parole di Antonio Parriello, visibilmente sconvolto: “Non è possibile, l’abbiamo voluta tantissimo”, ha dichiarato ai militari. Il nonno di Perla, anche lui accorso sul luogo, esprime incredulità e sconforto: “Non so se l’ha uccisa o non l’ha uccisa, non lo so”, ha affermato, manifestando l’oscurità che circonda le motivazioni di questo gesto estremo.
Secondo quanto emerso, Carola era seguita da uno specialista da diversi mesi per la sua condizione, ma le sue difficoltà psichiche avevano portato la famiglia a cercare di sostenerla nel miglior modo possibile. “Non abbiamo notato segnali particolari”, ha ribadito il suocero, evidenziando quanto a volte sia difficile comprendere la profondità di una sofferenza invisibile.
DIETRO LA TRAGEDIA
Negli ultimi giorni, Carola sembrava aver fatto progressi nella sua terapia psichiatrica e attendeva un nuovo incontro con il medico. Il marito, preoccupato, aveva deciso di rientrare a casa prima del previsto, ignaro del dramma che si era consumato nel loro appartamento.
Questa tragedia invita a una riflessione profonda sulla salute mentale, un argomento spesso messo da parte, nonostante sia sempre più riconosciuto come cruciale per il benessere delle famiglie. La vita di Carola e Perla segna una ferita profonda nella comunità di Nole Canavese, con la speranza che simili eventi possano stimolare un dialogo aperto e una maggiore sensibilità nei confronti delle problematiche legate alla depressione post partum e alla salute mentale in generale.