Meta sotto accusa: 800 milioni di euro di Iva evasa | È davvero tutto gratis sui social?
La Procura di Milano contesta a Meta 800 milioni di euro di IVA non dichiarata. Una multa che mette in luce il valore commerciale dei dati degli utenti 📊💰
La Procura di Milano accusa Meta di evasione fiscale: contestati oltre 800 milioni di euro di IVA
Milano, 9 dicembre 2024 – La Procura di Milano ha avviato una pesante contestazione nei confronti di Meta, società madre dei social network Facebook e Instagram, accusandola di aver evaso oltre 800 milioni di euro di IVA tra il 2015 e il 2021. Nello specifico, l’ammontare contestato si attesta a 887.623.503,69 euro, a fronte di un imponibile non dichiarato di quasi 4 miliardi di euro (3.989.197.744,05).
L’Accusa di Evasione Fiscale
L’inchiesta, condotta dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, si è conclusa con un avviso di chiusura delle indagini nei confronti dei rappresentanti legali di Meta Platforms Ireland Limited. Secondo la Procura, Meta utilizza a scopi commerciali i dati degli utenti iscritti sulle proprie piattaforme, configurando così un contratto di prestazioni corrispettive non esplicitamente dichiarato dalla compagnia.
La Posizione della Procura
Il procuratore capo Marcello Viola ha evidenziato che la non gratuità dei servizi offerti da Meta è stata già riconosciuta da varie autorità e istituzioni. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, il Tar Lazio e il Consiglio di Stato hanno sostenuto che la natura dei servizi offerti da Meta non può essere considerata gratuita, un punto già confermato dalle indagini delle forze dell’ordine e dagli accertamenti fiscali dell’Agenzia delle Entrate.
Riflessioni sulle Implicazioni
Questa situazione rappresenta, oltre a un grave allerta per le finanze pubbliche, una battaglia legale che potrebbe avere ripercussioni significative sul modo in cui le grandi multinazionali operano nel panorama digitale europeo. La questione dell’uso dei dati e della tassazione delle imprese digitali è sempre più centrale nelle discussioni economiche e politiche a livello globale, sollevando interrogativi sulla trasparenza e sull’equità fiscale.
In conclusione, l’indagine della Procura di Milano non solo mette in discussione le pratiche fiscali di Meta, ma potrebbe anche forzare un riesame delle normative attuali che regolano l’operato delle aziende nei social media, richiedendo una maggiore responsabilizzazione per il loro impatto economico e sociale.