Ribelli alle porte di Damasco | La fine di un'era storica è davvero vicina?
La Siria è in tumulto: i ribelli si avvicinano a Damasco, mentre l'ONU teme un bagno di sangue. Scopri gli sviluppi cruciali! 🇸🇾⚔️🌍
I Ribelli Avanzano Verso Damasco: Situazione Sempre Più Tesa in Siria
Dopo aver conquistato le città di Aleppo e Hama, i ribelli siriani di Hayat Tahrir Al-Sham hanno avviato una nuova offensiva alle porte della capitale Damasco. Con l’obiettivo dichiarato di rovesciare il governo di Bashar al-Assad, le loro operazioni sembrano avanzare rapidamente, con il chiaro intento di prendere il controllo dell’intero Paese. I comandanti del gruppo islamista hanno già comunicato l’inizio di un’operazione per circondare la città, sottolineando la loro determinazione a continuare la battaglia contro le forze regolari.
Nel contesto di questa escalation, un evento simbolico si è verificato nel quartiere di Jermana, dove i manifestanti hanno fatto crollare una statua di Hafiz al-Assad, il padre dell’attuale presidente. Questo gesto è stato interpretato dai media arabi come un segno della crescente insoddisfazione della popolazione, che sembra avvicinarsi alla possibilità di un cambiamento politico significativo. Le notizie trasmesse da Al Jazeera giungono da Dara’a, una città meridionale, che fu il catalizzatore delle prime proteste contro il regime nel 2011. La recente caduta di Dara’a e il conseguente controllo di altre province meridionali, come As-Suwayda e Quneitra, evidenziano ulteriormente la debolezza dell’esecutivo.
Il governo siriano, dal canto suo, mantiene una linea di difesa sostenuta, con il ministro della Difesa Mohammed al-Rahmoun che ha dichiarato, “Il cordone dell’esercito è impenetrabile”. Sono state anche rinforzate le truppe a sud del Paese, con l’obiettivo di respingere l’avanzata ribelle. In un breve comunicato sui social media, la presidenza siriana ha smentito le voci riguardanti una presunta fuga di Bashar al-Assad all’estero, sottolineando che il presidente continua a operare da Damasco.
In mezzo a questo clima di tensione, l’ONU ha lanciato un appello urgente, esortando “a evitare un bagno di sangue” e a garantire la protezione dei civili, come previsto dal diritto internazionale umanitario. L’inviato speciale per la Siria, Geir Pedersen, ha messo in guardia dalla necessità di tutelare la vita dei cittadini in una situazione così critica.
Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. Durante un recente incontro a Doha, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha condannato l’avanzata dei ribelli, ritenendola “inammissibile”, mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha espresso l’auspicio che “la Siria ritrovi la pace, come speriamo da 13 anni”. Questa dichiarazione non fa altro che sottolineare la disperazione della popolazione siriana, stanca di conflitti e violenze.
Infine, la paura della guerra ha anche scatenato una corsa all’accaparramento di beni alimentari, in particolare a Latakia, portando a un aumento vertiginoso dei prezzi, che arrivano a salire del 60-100%. La situazione appare sempre più critica, con l’ombra di un nuovo conflitto che incombe sulla capitale siriana e sull’intera regione.