Padre toglie vita alla madre, figlia di 10 anni chiama il 118
Orrore e tragedia nel Milanese. Bimba di 10 anni assiste alla ferocia del padre nei confronti della madre e chiama aiuto. Nomi e dettagli

Momenti di paura e angoscia a Settala, nell’hinterland sud-est di Milano, dove la sera di sabato 3 maggio la 43enne Amina Sailouhi è stata uccisa dal marito, Khalid Achak, 50 anni, di origini marocchine. È stata la loro figlia di 10 anni a chiamare il 118 segnalando che il padre aveva ucciso la madre.
L’intervento dei carabinieri e l’arresto
I carabinieri della Compagnia di San Donato, insieme al Nucleo investigativo di Milano, hanno trovato la bambina illesa ma in forte stato di shock mentre stava uscendo dal palazzo in via Cerca insieme al padre, in evidente stato di alterazione alcolica. All’interno dell’appartamento, la donna è stata trovata senza vita in camera da letto, ancora in pigiama, con diverse ferite da arma da taglio: secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stata accoltellata poco prima di andare a dormire.
L’uomo, già segnalato in passato per comportamenti aggressivi e probabilmente dipendente dall’alcol, ha confessato al momento dell’arresto: «L’ho ammazzata». I vicini riferiscono di frequenti liti e urla provenienti dalla casa. Il marito si trova ora nel carcere di San Vittore con l’accusa di omicidio aggravato.
Bambina sotto shock e affidata ai parenti
La bambina si è accorta dell’accaduto solo al risveglio, un’ora dopo l’omicidio, e ha dato l’allarme verso le 23.00. È stata affidata a un parente ed è seguita dai servizi sociali, già allertati da tempo per monitorare la situazione familiare.
Indagini e reazioni delle autorità
Sul luogo del delitto è arrivato anche il pm di turno a Milano, Antonio Pansa, che invierà al gip la richiesta di convalida dell’arresto. Il sindaco di Settala, Massimo Giordano, ha dichiarato: “Non ci sono parole per definire questo ennesimo femminicidio”, sottolineando che la bambina è ora protetta e che erano già state attivate tutte le procedure di controllo e assistenza.
La famiglia viveva a Settala da oltre due anni e, secondo il sindaco, i servizi sociali avevano seguito da vicino la situazione, avendo avuto contatti recenti con la vittima.