Il dramma nuziale di Netanyahu | Come può il premier parlare di un matrimonio mentre la guerra devasta?
Netanyahu condivide il suo dolore personale per il rinvio delle nozze del figlio, mentre Israele affronta una crisi. Indignazione e reazioni a caldo. 😟⚔️

Netanyahu: “La guerra è dolorosa anche per me… E’ la seconda volta che rinviamo le nozze di mio figlio”
ROMA – In un momento di intensa crisi militare, mentre Israele è bombardato dai missili iraniani e la situazione a Gaza continua a deteriorarsi, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha condiviso una notizia che ha suscitato polemiche: il secondo rinvio delle nozze di suo figlio, Avner. Questo accaduto è stato comunicato durante una visita all’ospedale Soroka, colpito da un missile, dove ha espresso il suo “dramma personale” in toni che evocano la retorica di guerra.
“Ciascuno di noi ha un costo personale e la mia famiglia non ne è stata esente,” ha dichiarato Netanyahu, quasi cercando di personalizzare la sofferenza che circonda il conflitto attuale. La comparazione tra le sue preoccupazioni familiari e il dolore collettivo vissuto dalla popolazione israeliana, spesso oscurato dalla guerra, ha generato un’ondata di indignazione.
Netanyahu ha detto: “Anche mia moglie è delusa, anche la fidanzata di Avner è delusa.” Questo commento, ritenuto da molti inopportuno, è stato sottolineato mentre la tensione di una guerra continua a gravare sul Paese e le vittime civili aumentano. Il premier ha poi paragonato il suo “dolore” alle sfide affrontate durante la Seconda Guerra Mondiale, facendo riferimento allo “spirito di Londra durante il blitz dei nazisti”.
Il paragone tra la sofferenza personale di Netanyahu e le 43.000 vittime dei bombardamenti nazisti ha sollevato un coro di critiche. Molti hanno trovato inaccettabile l’accostamento e la superficialità con cui ha trattato il tema della guerra. Tra le voci critiche, Anat Angrest, madre di un ostaggio israeliano da 622 giorni nelle mani di Hamas, ha dichiarato: “La sofferenza non è passata inosservata neanche alla mia famiglia.”
In un contesto di profonda crisi e dolore collettivo, le parole di Netanyahu appaiono come un tentativo di umanizzare la leadership in un momento di grande incertezza. Tuttavia, la sua mancanza di consapevolezza rispetto al contesto grave in cui si trovano migliaia di israeliani e palestinesi ha generato sdegno.
“Strano non abbia invocato la solidarietà dei Palestinesi,” è la nota amara di chi, come la famiglia Angrest, vive sulla propria pelle le conseguenze di anni di conflitto.
In un Paese lacerato dalla guerra, le parole del primo ministro si rivelano non solo diritti di cronaca ma anche riflesso di una realtà in cui il personale diventa politicamente rilevante, a volte in modi che lasciano sconcertati.