Nato: Trump conquista il sì al 5% del Pil, ma gli alleati non sono "tutti" | Un compromesso che potrebbe costare caro!
Al vertice NATO, Trump ottiene l'accordo per il 5% del PIL in difesa. Rutte e Meloni esaltano l'unione, ma ci sono scappatoie. Scopri di più! 🌍💪✨

Il vertice Nato incorona Trump: gli alleati dicono sì al 5% del PIL nella Difesa
ROMA – “È un salto quantico nella difesa comune,” ha dichiarato Mark Rutte durante il recentissimo vertice Nato, evidenziando l’importanza del summit che ha preso una piega inaspettata. L’incontro, inizialmente temuto come potenziale causa di disgregazione all’interno dell’alleanza, si è trasformato in una proclamazione di fedeltà a Donald Trump, che sembra aver ottenuto ciò che desiderava: un riassetto della Nato a sua immagine e somiglianza.
All’Aia, Trump ha incassato il consenso dei leader europei a incrementare la spesa militare dal 2% al 5% del prodotto interno lordo (PIL) nei prossimi dieci anni. Tuttavia, la dichiarazione finale presenta una nota di cautela: non tutti gli alleati si sono impegnati. La formula scelta, “alleati” e non “tutti gli alleati”, suggerisce che ci sia spazio per interpretazioni diverse, dando vita a un compromesso saggiamente orchestrato tra i vari stati membri, in particolare tra Rutte e il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez.
In dettaglio, si prevede che “almeno il 3,5% del PIL” venga destinato annualmente alle spese militari, mentre il restante 1,5% sarà indirizzato verso la sicurezza complessiva, compresa la protezione delle infrastrutture critiche. Rutte ha insistito sulla necessità di mostrare un fronte unito, sottolineando che l’aumento della spesa militare rappresenta un’esigenza concreta, forzata dal dibattito voluto da Trump.
L’argomento della difesa militare ha trovato un forte sostenitore in Friedrich Merz, cancelliere tedesco, che ha affermato: “Non stiamo facendo un favore a nessuno, ma seguendo le nostre convinzioni.” Questo segnale di determinazione riflette il crescente allineamento dei membri dell’Alleanza su questioni di sicurezza che giustificano tali incrementi di spesa.
Il vertice ha anche confermato il supporto incondizionato all’Ucraina. “Il mondo sta cambiando e la difesa deve cambiare di conseguenza,” ha commentato Giorgia Meloni, evidenziando come la geopolitica moderna necessiti di una visione più ampia, dove elementi come i satelliti possano rivelarsi cruciale quanto le tradizionali forze terrestri.
Tuttavia, la questione ucraina è l’elefante nella stanza: Trump non ha menzionato esplicitamente la Russia, rimarcando la necessità di supportare l’Ucraina senza affrontare la questione della sua adesione alla Nato. Ciò rimane un tema delicato, evidentemente da discutere in futuri incontri.
Malgrado la fretta di Trump di sfoggiare successi diplomatici, come la mediazione di un cessate il fuoco fra Israele e Iran, il rapporto dell’intelligence statunitense ha ridimensionato tali velleità, ponendo sfide immanenti. Quando interrogato sull’impegno verso l’Articolo 5 del trattato Nato, Trump ha mostrato un atteggiamento diplomatico più deciso: “Siamo con loro fino in fondo,” ha ribadito, cercando di rassicurare membri e alleati.
Rutte ha infine esortato la stampa e i politici a “smettere di preoccuparsi,” assicurando che gli Stati Uniti sono pienamente coinvolti nell’Articolo 5. In una nota più leggera, Trump ha persino elogiato gli alberi olandesi, dicendo di volerne portare alcuni con sé. Questo vertice, da semplice incontro tra capi di stato, si è dunque trasformato in un simbolo di unità e di nuovi obiettivi militari, nel contesto di una Nato che si prepara ad adattarsi ai cambiamenti globali.