Tar chiude la Stanza dell’Ascolto | La Regione Piemonte ignora i diritti delle donne?

Dopo il blocco del Tar, il Piemonte rivede la norma sulla Stanza dell’Ascolto. Scopri le nuove misure per sostenere le donne in difficoltà! 💪👶

A cura di Redazione
07 luglio 2025 23:02
Tar chiude la Stanza dell’Ascolto | La Regione Piemonte ignora i diritti delle donne? -
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La Regione Piemonte Riscrive la Norma sulla Stanza dell’Ascolto Dopo il Stop del TAR

TORINO – La Regione Piemonte ha avviato una riscrittura della convenzione sulla Stanza dell’Ascolto, una sezione dell’ospedale Sant’Anna di Torino che era stata oggetto di polemiche e chiusa da una recente sentenza del TAR Piemonte. Questo provvedimento è stato sollecitato da un ricorso nientemeno che da parte della Cgil e del movimento femminile “Se non ora quando”, che hanno denunciato come tale istituzione possa rappresentare un attacco alla Legge 194 sull’aborto.

Durante la prima riunione al Grattacielo della Regione, l’Assessore alle Politiche Sociali, Maurizio Marrone, ha spiegato l’obiettivo della nuova normativa: “Predisporre un testo che recepisca appieno i contenuti indicati come obbligatori dal TAR Piemonte, potendo così riaprire la Stanza all’Ospedale Sant’Anna”.

Presenti al vertice anche l’Assessore alla Sanità Federico Riboldi e il Direttore Sanitario dell’Ospedale, Umberto Fiandra, insieme a rappresentanti della Federazione del Movimento per la Vita.

Nel contesto di questa riscrittura, Marrone ha enfatizzato i risultati positivi del progetto ‘Vita Nascente’, che mira a promuovere il valore della maternità attraverso la collaborazione tra centri di aiuto alla vita e consultori. Secondo i dati presentati, il fondo dedicato a questo progetto passerà da 460mila euro nel 2023 a un milione nel 2024, con l’ambizione di sostenere le gestanti in difficoltà e tutelare il benessere materno-infantile.

Oltre 800 donne hanno già beneficiato di percorsi di accompagnamento individualizzato, con particolare attenzione ai problemi abitativi e finanziari. Tuttavia, non sono mancate le critiche, in particolare dalla consigliera regionale del PD Piemonte, Nadia Conticelli, che ha parlato di un’“ideologia” pericolosa, affermando: “Come può applicare la 194 con associazioni che hanno nello statuto il superamento della legge stessa?”.

Conticelli ha messo in dubbio l’efficacia del progetto, chiedendosi perché parte dei fondi non vengano riorientati verso la formazione e il lavoro delle donne, piuttosto che offrire un sostegno economico una tantum. Ha anche suggerito che i fondi dovrebbero essere utilizzati per finanziare la contraccezione gratuita, puntando a una prevenzione più efficace che combatta le cause che possono indurre le donne ad interrompere una gravidanza.

Questa diatriba ha acceso il dibattito sull’autodeterminazione delle donne e sull’interpretazione della Legge 194, un tema caldo e delicato che continua a dividere opinioni e schieramenti politici. La Regione Piemonte si prepara ora a rivedere le sue strategie per trovare un equilibrio tra il sostegno alla maternità e i diritti riproduttivi delle donne, un compito non facile in un clima di forte polarizzazione.

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