Germania ferma l'invio di armi a Israele | Ma cosa significa davvero per la pace in Medio Oriente?
Le tensioni a Gaza crescono: la Germania blocca l'invio di armi a Israele, mentre il mondo invoca un cessate il fuoco. Scopri le reazioni globali! 🌍✌️🕊️

La Germania blocca l’invio di armi a Israele: l’Onu chiede di fermare il piano di occupazione di Gaza
Roma, 8 agosto 2025 – La crescente tensione in Medio Oriente si fa sentire con forza mentre il piano del Premier israeliano Benjamin Netanyahu per la presa di Gaza City prende forma. In un contesto di escalation militare, la Germania ha deciso di sospendere l’export di armi a Israele, un intervento significativo in risposta alla prevista offensiva israelo-palestinese. La notizia ha suscitato reazioni a livello globale, con l’Onu e l’Unione Europea che hanno espresso profonde preoccupazioni.
Il primo ministro tedesco Friederich Merz ha annunciato che Berlino non autorizzerà alcuna esportazione di equipaggiamenti militari destinati a Gaza fino a nuovo avviso. Questa decisione arriva dopo che Netanyahu ha ricevuto l’ok dal suo gabinetto per procedere con l’occupazione totale della Striscia di Gaza. Merz ha dichiarato che STANNO diventando sempre più incomprensibili le modalità con cui un’azione del genere possa contribuire a obiettivi legittimi.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, si è unita al coro di voci che chiedono a Israele di riconsiderare il piano di offensiva militare. In un post su X, ha sottolineato la necessità di un cessate il fuoco immediato e il rilascio di tutti gli ostaggi, richiedendo un accesso senza restrizioni agli aiuti umanitari nella già martoriata Gaza.
Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha descritto il piano di occupazione come una “minaccia” alla stabilità regionale. Ha avvertito che il procedere con l’occupazione non solo aggraverebbe la crisi umanitaria, ma compromettere anche la possibilità di realizzare una soluzione a lungo termine basata su due Stati. Parole che arrivano in un momento cruciale, dopo gli annunci aggressivi di Netanyahu.
Volker Turk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha esortato alla necessità di fermare immediatamente il piano di occupazione. Ha richiamato l’attenzione sulla drammatica situazione umanitaria attuale, dove i già vulnerabili abitanti di Gaza continuano a pagare un prezzo altissimo: oltre 1.373 palestinesi sono stati uccisi dal 27 maggio mentre cercavano di sfamarsi, e quasi 12.000 bambini sotto i cinque anni sono classificati come affetti da malnutrizione acuta.
La Cina, attraverso il ministro degli Esteri Guo Jiakun, ha espresso seria preoccupazione per l’escalation della situazione. È stato ribadito il sostegno per la soluzione dei due Stati, auspicando un cessate il fuoco immediato come passo necessario per alleviare la crisi. Guo ha affermato che solo attraverso il dialogo e il rispetto dei diritti dei palestinesi si potrà davvero raggiungere una pace duratura.
La reazione internazionale, con un mix di pressione e condanna, evidenzia come il conflitto in Gaza non sia solo un problema locale, ma un tema che tocca le diplomazie globali. Con la Germania che gioca un ruolo critico nel blocco dell’armamento, il futuro della regione rimane incerto e il rischio di un ulteriore deterioramento della situazione è estremamente elevato. Il mondo osserva attentamente.