Israele accusa di genocidio | La verità che nessuno osa raccontare!
David Grossman denuncia il genocidio in Israele e il devastante impatto dell'occupazione. Una riflessione profonda e urgente sulla nostra umanità. 📚💔🌍

Grossman: “Israele sta compiendo un genocidio, l’Occupazione ci ha corrotto”
ROMA – In una drammatica intervista rilasciata al quotidiano Repubblica, lo scrittore israeliano David Grossman ha utilizzato per la prima volta la parola “genocidio” in riferimento alle azioni di Israele nei confronti dei palestinesi. “È un momento inevitabile”, afferma con urgenza, “sento l’urgenza interiore di fare la cosa giusta”. Le sue parole, cariche di pesantezza e riflessione, pongono interrogativi profondi sulla condizione attuale del conflitto israelo-palestinese.
Grossman, una delle figure letterarie più rispettate di Israele, esprime il suo profondo dolore nel vedere accostati i termini “Israele” e “fame” in contesti che evocano la storia di un popolo che ha sempre rivendicato una sensibilità morale unica. “Leggere ciò provoca una confusione personale e morale. Come siamo potuti arrivare a questo punto?” Si interroga, richiamando alla memoria la Carta dei valori umani che il suo popolo ha sempre sostenuto.
La causa di questa corruzione morale, secondo Grossman, è da ricercarsi nell’occupazione dei territori palestinesi iniziata nel 1967. “La maledizione di Israele è nata con l’Occupazione”, afferma con determinazione, “siamo diventati forti militarmente, ma abbiamo ceduto alla tentazione del potere”. La responsabilità morale sembra essere una delle principali preoccupazioni dello scrittore, che lamenta un deterioramento della condizione umana all’interno della società israeliana.
“Rifiutavo di usare la parola ‘genocidio’”, confessa Grossman, “ma ora non posso più trattenere la verità”. Ha raccontato di essere stato profondamente colpito dalle immagini e dai resoconti di coloro che hanno vissuto in prima persona il conflitto. La sua espressione di dolore è evidente: “Con il cuore spezzato devo constatare che sta accadendo di fronte ai miei occhi”.
L’uso del termine “genocidio”, spiega, non deve essere considerato solo come una definizione giuridica, ma come un grido di allerta da parte di chi vive quotidianamente in un contesto di violenza e sofferenza. Grossman si esprime non solo da scrittore, ma anche come testimone di una vita segnata dall’occupazione e dalla guerra.
La sua riflessione si conclude con una nota di profonda tristezza, ricordando che la parola “genocidio” è come una valanga: una volta pronunciata, non può che incrementare la distruzione e il dolore. “Ci sta succedendo qualcosa di molto brutto”, avverte, invitando a una profonda introspezione non solo della società israeliana, ma dell’intera comunità internazionale.
Le parole di Grossman sollevano un dibattito già scottante, richiamando l’attenzione su una questione che continua a dividerci e a ferirci. La sua testimonianza è un richiamo urgente a riconoscere la gravità della situazione, a guardare in faccia la verità e a prendere coscienza delle responsabilità di ogni individuo in un contesto di conflitto.