Aggressione in campo: un genitore diventa un "cinghiale" | Perché la violenza nello sport è ora un’emergenza?
Attimi di terrore sul campo: un portiere 13enne aggredito da un genitore avversario. L'episodio solleva interrogativi sulla violenza nello sport. ⚽😡🏥

Portiere 13enne aggredito: il racconto del padre e la condanna del mondo sportivo
Roma, 2 settembre 2025 – Un episodio di violenza ha macchiato il riflesso di uno sport che dovrebbe fare da collante, piuttosto che da strumento di conflitto. Alla fine di una partita del Torneo Super Oscar per Under 14, il portiere di 13 anni del Csf Carmagnola è stato aggredito da un genitore avversario. Un atto che ha provocato indignazione e sconcerto tra i tifosi e le istituzioni sportiva.
“Un atto di violenza inaccettabile”, ha dichiarato Antonio Zappi, presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, esprimendo solidarietà al giovane calciatore aggredito. In una giornata che doveva essere di divertimento, la violenza ha avuto il sopravvento, ponendo interrogativi sui valori che lo sport dovrebbe rappresentare. “La violenza è un problema sociale che si deve combattere tutti insieme”, ha aggiunto Zappi, sottolineando la necessità di un intervento collettivo.
Il parapiglia nel finale di partita
I fatti si sono sviluppati in un contesto di animosità. L’allenatore del Volpiano, Andrea Mirasola, ha descritto il clima teso al termine del match: “Gli animi in campo erano accesi, la partita molto combattuta. Alcuni sfottò tra i ragazzi hanno innescato un parapiglia, ma si trattava di semplici discussioni, facilmente placabili”. Tuttavia, l’increscioso intervento del genitore avversario, che ha intrapreso una violenta aggressione nei confronti del portiere, ha trasformato una normale partita di calcio in un episodio drammatico.
Il drammatico racconto del padre
Angelo, il padre del portiere aggredito, ha vissuto momenti terribili. “Ho visto un cinghiale alto due metri scavalcare la recinzione e prendere a pugni mio figlio”, ha dichiarato in un’intervista. La sua testimonianza rivela il terrore provato: “Ho avuto paura che lo uccidesse”. Angelo, un uomo di corporatura esile, ha tentato di proteggere il figlio, ma si è trovato impotente di fronte alla brutalità dell’attacco.
A suo parere, il confronto tra ragazzi era un normale sfogo adolescenziale, destinato a concludersi con un semplice scambio di parole. “Era iniziata come una zuffa da ragazzini”, ha commentato. “Cose che succedono a quell’età. È sport, si litiga, ci si scalda…”, riflettendo su quanto l’episodio abbia poi preso una piega inaspettata.
Le conseguenze
Il giovane portiere è stato trasportato in ospedale con diversi traumi. La notizia ha fatto il giro del web e suscitato una forte opposizione contro la violenza nel mondo sportivo. Molti hanno chiesto a gran voce che simili episodi vengano prevenuti per garantire la sicurezza di tutti i giovani atleti.
L’aggressione ha riacceso un dibattito necessario sul rispetto e la rivalità sana, fondamentali per mantenere lo sport un ambiente di crescita e divertimento. Oggi, più che mai, è essenziale unire le forze per assicurare che il campo da gioco non diventi un palcoscenico di atti violenti, ma rimanga un luogo dove regnano i veri valori dell’amicizia e della competizione leale.