Gen Z in Nepal: 19 morti e un ministro dimissionario | La verità dietro il divieto dei social media ti sorprenderà!

Proteste in Nepal: la Gen Z scende in piazza contro il divieto dei social media. 19 morti, 400 feriti. Un grido per la libertà e la giustizia! ✊🇳🇵

A cura di Redazione
08 settembre 2025 18:58
Gen Z in Nepal: 19 morti e un ministro dimissionario | La verità dietro il divieto dei social media ti sorprenderà! -
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In Nepal la Gen Z in Rivolta: 19 Morti e 400 Feriti Contro il Divieto dei Social Media

Negli ultimi giorni, la capitale nepalese di Kathmandu è stata scossa da violente manifestazioni da parte della generazione Z, un movimento giovanile che si oppone fermamente alla decisione del governo di vietare l’accesso ai social media. I clash tra manifestanti e forze dell’ordine hanno portato al tragico bilancio di almeno 19 morti e oltre 400 feriti, costringendo il ministro dell’Interno, Ramesh Lekhak, a rassegnare le dimissioni.

Le proteste sono scaturite a seguito dell’annuncio governativo di fermare piattaforme come Facebook, giustificato con la necessità di contrastare fenomeni di hate speech, fake news e frodi online. Il governo ha accusato i gestori dei social media di non rispettare la legislazione nazionale, che richiede la registrazione delle piattaforme. Tuttavia, i giovani nepalese hanno accusato le istituzioni di voler silenziare le voci critiche, evidenziando invece la diffusa corruzione all’interno della pubblica amministrazione.

“Stop alla corruzione e non ai social media” e “Rimuovete il divieto ai social media” sono solo alcuni degli slogan che i manifestanti hanno portato in piazza. Le manifestazioni si sono dirette verso il Parlamento, dove i dimostranti hanno tentato di forzare il cordone di sicurezza dei militari. Le autorità hanno risposto dispiegando un massiccio numero di agenti e imponendo un coprifuoco nella capitale, nella speranza di “riportare la calma”.

Il bilancio viene aggiornato con crescente preoccupazione, registrando 17 vittime a Kathmandu e due a Itahari. La situazione, che ha visto la gioventù nepalese in prima linea, si configura come una lotta non solo per la libertà di espressione, ma anche contro un sistema che molti reputano corrotto e opprimente.

In un clima di crescente tensione, il ministro Lekhak ha annunciato la propria dimissione “per motivi morali” dopo pressioni anche da parte di parlamentari. Questa mossa, tuttavia, sembra essere un gesto inadeguato rispetto alla vastità delle rivendicazioni dei giovani nepalese.

Con quasi 30 milioni di abitanti e il 45% della popolazione sotto i 24 anni, il Nepal vive una sorta di conflitto generazionale. La stampa internazionale riporta che il 90% dei giovani ha accesso a Internet e utilizza i social media, rendendo il dibattito pubblico sempre più acceso.

Le proteste, iniziate in un contesto di disagio sociale e politico, rappresentano una chiara manifestazione del desiderio di cambiamento di una generazione stanca di essere messa a tacere. In Nepal, il futuro sembra ora appeso a un delicato filo, pronto a spezzarsi o a tessere una nuova trama di speranza e rinnovamento.

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