Nuova guerra fredda industriale | L'Italia rischia di diventare solo un mercato per altri!

Scopri l'analisi di Ubaldo Livolsi sulla nuova guerra fredda industriale e le sfide per l'Italia e l'Europa. È tempo di scelte coraggiose! 🌍💼💡

A cura di Redazione
03 settembre 2025 10:26
Nuova guerra fredda industriale | L'Italia rischia di diventare solo un mercato per altri! -
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La Nuova Guerra Fredda Industriale: L’Analisi di Livolsi

ROMA – Una nuova guerra fredda industriale sta delineando il panorama economico globale, e il nostro Paese, insieme all’Europa, appare privo di una strategia chiara. Questo è il tema centrale dell’analisi di Ubaldo Livolsi, professore di Corporate Finance e fondatore della Livolsi & Partners S.p.A., che apre il dibattito dopo la pausa estiva nella sua rubrica con l’agenzia Dire.

Livolsi evidenzia che l’incertezza macroeconomica è in aumento, soprattutto sotto l’Amministrazione Trump. A fine luglio, gli Stati Uniti hanno imposto dazi del 15% contro l’Europa, colpendo una vasta gamma di prodotti, tra cui auto, componentistica, farmaci e agroalimentare. Queste misure, insieme ai dazi del 50% già applicati su acciaio e alluminio, mettono a rischio il made in Italy, simbolo di eccellenza internazionale.

Una preoccupazione particolare riguarda il settore vitivinicolo. “Il vino genera circa 1,9 miliardi di euro di export annuo verso il mercato statunitense, rappresentando il 24% delle esportazioni mondiali di vino italiano,” sottolinea Livolsi. Inoltre, gli Stati Uniti stanno intensificando il controllo su semiconduttori e tecnologie legate all’intelligenza artificiale, mentre la Cina si prepara a diventare il primo investitore mondiale in semiconduttori, con una spesa prevista di 38 miliardi di dollari nel 2025. Questo scenario crea un duopolio globale da cui l’Europa potrebbe non uscire vittoriosa.

Ma qual è la posizione dell’Europa in tutto questo? Livolsi non risparmia critiche: “Hanno in parte ragione gli osservatori secondo cui l’Ue ha trovato una forma di unità solo nell’inchinarsi di fronte a Trump, senza elaborare una propria visione autonoma.” La crescita rimane debole, con il Pil dell’area euro previsto in aumento di solo lo 0,9% nel 2025, secondo le stime della Commissione europea.

In Italia, la situazione è ancora più delicata. “Siamo un Paese che ha costruito la propria ricchezza sulla manifattura, ma potremmo ridurci a un’area di consumo,” avverte Livolsi. Senza una vera Unione dei mercati dei capitali e una robusta politica industriale europea, l’Italia rischia di subire un colpo ben più duro.

Livolsi pone una domanda cruciale: “Vogliamo restare un Paese industriale, dentro un’Europa industriale, oppure rassegnarci a essere un semplice mercato per le produzioni altrui?” Se la risposta è la prima, servono scelte audaci in termini di investimenti e politiche fiscali che incentivino il capitale privato a sostenere le PMI.

“La nuova guerra fredda industriale non si vince con il tatticismo, ma attraverso un patto strategico nazionale ed europeo.” Le recenti dichiarazioni del primo ministro francese, Francois Bayrou, riguardo al presunto dumping fiscale dell’Italia, appaiono quindi come polemiche sterili, incapaci di contribuire a un percorso comune europeo.

In sintesi, la nuova guerra fredda non è solo un conflitto commerciale, ma un banco di prova fondamentale per il futuro industriale dell’Italia e dell’Europa. Senza una strategia chiara e coordinata, i Paesi rischiano di diventare semplici spettatori in un mondo che sta cambiando rapidamente.

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