Due anni di prigionia e torture | Come Avinatan Or ha ricominciato a vivere dopo la liberazione
Racconti strazianti dai sopravvissuti di Gaza: lacrime, torture e speranza. Scopri le storie di coraggio e rinascita dopo due anni di abbandono. 🌟💔


A Gaza: Due Anni di Terrori e Sofferenze – Il Racconto dei Sopravvissuti
ROMA – Un drammatico racconto si staglia all’orizzonte dalla Striscia di Gaza, dove venti ostaggi israeliani, recentemente liberati, riemergono da due lunghe anni di prigionia, sofferenza e isolamento. La loro testimonianza, diffusa attraverso i media, offre uno sguardo straziante sulle atrocità subite nelle mani di Hamas.
Avinatan Or: Un Abbraccio Dopo Due Anni
Uno dei casi più toccanti è quello di Avinatan Or, rapito dal Nova Festival il 7 ottobre 2023. Dopo 738 giorni di isolamento totale, Avinatan è apparso irriconoscibile, ridotto a pelle e ossa. Finalmente riunito alla sua fidanzata Noa, Or ha esclamato di aver vissuto un incubo di fame e solitudine. A sua insaputa, la notizia della sua liberazione ha commosso un intero paese, rendendo il loro abbraccio un simbolo di speranza per molti.
Matan Angrest: Torture e Trauma
Un’altra storia è quella di Matan Angrest, 22 anni, il cui racconto di torture è agghiacciante. Secondo la madre, i primi mesi di prigionia lo hanno visto sottoposto a un regime di tortura severa, riservata ai soldati israeliani. Matan ha sofferto psicologicamente, costretto a estraniarsi dalla realtà mentre i suoi rapitori minacciavano di abbandonarlo. Ha descritto i pesanti bombardamenti israeliani come un incubo costante, che ha impresso in lui ricordi traumatici di violenza.
Elkana Bohbot: Catene e Solitudine
Elkana Bohbot, un altro ostaggio, ha vissuto una prigionia spaventosa, passata per la maggior parte del tempo incatenato in un tunnel. La memoria di un’unica doccia concessa in onore dell’anniversario del suo matrimonio è stata uno dei pochi momenti di normalità in un contesto disumano. Bohbot ha continuamente assaporato vani tentativi di comunicazione con il mondo esterno.
Fratelli Berman: UnitĂ Nella Separazione
Gali e Ziv Berman, entrambi ostaggi, sono stati tenuti separati durante tutta la loro prigionia, ignari di ciò che accadeva l’uno nella vita dell’altro. Nonostante le privazioni alimentari, la loro determinazione ha brillato attraverso l’oscurità dei tunnel, dando loro la forza per resistere fino al giorno della liberazione.
L’Inganno della Propaganda
Le testimonianze indicano anche la strategia dei rapitori di sfruttare gli ostaggi per la propaganda. Alcuni ostaggi riferirono di aver avuto armi puntate alla testa mentre venivano costretti a girare video che ritraevano un presunto abbandono da parte del governo israeliano. Le minacce di morte facevano parte di un regime che mirava a utilizzare il dolore degli ostaggi per influenzare l’opinione pubblica.
Guy Gilboa-Dalal e la NecessitĂ di Supporto
Guy Gilboa-Dalal, uno dei più giovani ostaggi, si trova ora in una condizione di profonda depressione. Sua madre ha raccontato di come il figlio, dopo essere stato forzato a mangiare, sia sopraffatto dalle ferite emotive della sua esperienza. La sua storia sottolinea l’importanza di una rete di supporto per tutti coloro che sono stati toccati da tali orrori.
Un Futuro Incerto
Mentre i 20 sopravvissuti sono ora sotto le cure dei medici, la loro strada verso la ripresa è lunga e tortuosa. Le cicatrici fisiche e psicologiche dei giorni di prigionia sono indelebili. Le loro storie offrono un’importante lezione su quanto possa diventare fragile la vita in tempo di conflitto e sulla necessità di un rinnovato impegno per una pace duratura.
In un contesto così difficile, la voce di questi sopravvissuti rimane forte, un grido che invita alla riflessione e alla necessità di cambiamenti profondi.