Un giudice corrotto ha influenzato l'eliminazione di Irma Testa dai Giochi?
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Uno dei giudici che hanno eliminato Irma Testa dai Giochi era corrotto?
Il pugilato, disciplina che vanta una lunga storia e una tradizione radicata nelle Olimpiadi, si trova nuovamente al centro di una controversia che potrebbe minarne l’integrità. Recenti rivelazioni pubblicate dal Times hanno sollevato seri interrogativi sull’affidabilità dei giudici che hanno preso parte alle competizioni di pugilato di Parigi 2024.
Due giudici kazaki, Alisher Altayev e Yermek Suiyenish, sono stati rimossi dal loro incarico durante il torneo olimpico a causa di "alto rischio di corruzione". Questa decisione è stata presa a metà delle competizioni, proprio prima degli incontri per le medaglie, sollevando enormi preoccupazioni tra sportivi e tifosi. Altayev, in particolare, era presente durante il contestato incontro di Irma Testa, dove la campionessa italiana ha subito una sconfitta ai punti contro l’atleta cinese Zinchun Xu. Molti hanno contestato il verdetto, sostenendo che Testa avesse vinto due delle tre riprese.
Testa, in un commento successivo, ha espresso la sua preoccupazione riguardo il livello degli arbitri, definendolo insufficiente per gestire una competizione di tale importanza. "Penso che non ci sia stata malafede", ha affermato, "ma è chiaro che il metro di valutazione è errato".
Le accuse contro Altayev non sono campate in aria. Infatti, lo stesso professor Richard McLaren, noto per aver rivelato il doping di Stato in Russia, ha identificato il giudice come potenzialmente corrotto. L’International Boxing Association, federazione di pugilato che ha suscitato polemiche a causa delle sue relazioni con il governo russo, ha confermato l’allontanamento di Altayev. Questa non è la prima volta che il pugilato olimpico viene scosso da scandali di questo tipo.
Il caso di Clemente Russo, pugile italiano che ha denunciato errori arbitrali durante i Giochi Olimpici di Rio 2016, è emblematico. Un’inchiesta condotta dallo stesso McLaren ha portato alla luce che tra i sette e dieci match di pugilato in quel torneo erano stati manipolati dai giudici. L’intero pacchetto di giudici di Rio 2016 non fu riconfermato per le Olimpiadi di Tokyo 2020, a testimonianza di un problema sistemico all’interno del sistema di arbitraggio del pugilato.
Russo, che ha sempre sostenuto di aver subito un’ingiustizia, ha dichiarato: "Non scendo mica dal ring piagnucolando. Era chiaro per me che qualcosa non andava". La sua esperienza mette in luce una realtà inquietante: il pugilato potrebbe rischiare di essere escluso dal programma olimpico già a Los Angeles.
In un contesto di crescente attenzione al fair play e all’integrità sportiva, le rivelazioni emerse sulle Olimpiadi di Parigi sollevano un campanello d’allarme su come il pugilato possa essere percepito in futuro. La speranza è che queste scoperte portino a un ripristino della fiducia nei sistemi di giustizia sportiva, affinché fatti del genere non si ripetano mai più.