Il 73% delle specie animali è scomparso | È il momento di agire o rischiamo l'irreversibile?

Negli ultimi 50 anni, il 73% degli animali selvatici è scomparso. Scopri come la crisi climatica e la perdita di biodiversità minacciano il nostro futuro. 🐾🌍

A cura di Redazione
10 ottobre 2024 09:49
Il 73% delle specie animali è scomparso | È il momento di agire o rischiamo l'irreversibile?
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Il Pianeta in Crisi: Perso il 73% della Fauna Selvatica in 50 Anni

Negli ultimi 50 anni, la popolazione media degli animali selvatici monitorati è diminuita del 73%, secondo il recente Living Planet Report 2024 del WWF. Uno studio che non può passare inosservato, poiché mette in luce una crisi che non riguarda solo la fauna, ma anche la nostra esistenza su questo pianeta.

Il report, presentato lo scorso 10 ottobre, evidenzia una situazione allarmante: il calo più drastico si registra negli ecosistemi di acqua dolce, con un abbattimento del 85% delle popolazioni, seguito da un calo del 69% negli ecosistemi terrestri e del 56% negli ambienti marini. Questi dati, stilati sulla base di quasi 35.000 popolazioni di 5.495 specie di vertebrati, rappresentano un indicatore chiaro di un degrado ecologico senza precedenti, con implicazioni dirette per la salute del nostro pianeta.

Le cause di questa crisi sono molteplici. La perdita e il degrado degli habitat, principalmente attribuiti ai sistemi alimentari attuali, rappresentano la minaccia più significativa per le popolazioni di specie selvatiche. A questo si aggiungono lo sfruttamento eccessivo, la diffusione di specie invasive e le malattie. In particolare, il cambiamento climatico si presenta come un ulteriore fattore di rischio, con l’America Latina e i Caraibi che mostrano un preoccupante calo medio del 95%.

La diminuzione di specie selvatiche è un segnale d’allerta per il rischio di estinzione e per la possibile perdita di ecosistemi sani. Gli ecosistemi danneggiati non sono in grado di fornire i servizi essenziali di cui l’umanità ha bisogno, come aria e acqua pulite, aumentando il rischio di raggiungere punti di non ritorno ecologici. Questi tipping points, come il deperimento della foresta amazzonica e lo sbiancamento delle barriere coralline, non agiscono solo localmente, ma scatenano una serie di conseguenze a livello globale, con impatti diretti sulla sicurezza alimentare e sui mezzi di sussistenza.

Kirsten Schuijt, direttrice generale del WWF Internazionale, ha sottolineato l’urgenza della situazione: “La natura sta lanciando un vero e proprio SOS. Le crisi collegate alla perdita della natura e al cambiamento climatico stanno superando i limiti di molte specie. Le conseguenze saranno catastrofiche”. Un grido di allerta che si fa sempre più forte e che chiede azioni immediate.

In Italia, Alessandra Prampolini, direttrice generale del WWF Italia, aggiunge che “il sistema Terra è in pericolo, e noi con lui”. Ha esortato i governi a prendere decisioni audaci nelle prossime conferenze sulla biodiversità e sul clima, sottolineando la necessità di trasformare il sistema energetico, alimentare e finanziario per affrontare questa crisi globale.

Il report menziona anche alcuni casi preoccupanti di specie specifiche. Ad esempio, tra il 1990 e il 2018, la popolazione di tartaruga marina embricata nell’isola Milman è crollata del 57%, e l’inia, un delfino di fiume nel Rio delle Amazzoni, ha visto un calo del 65%. Dati che evidenziano l’urgenza di interventi di conservazione.

Tuttavia, non mancano esempi di speranza. Alcune specie, come i gorilla di montagna e il bisonte europeo, hanno mostrato segni di recupero grazie a sforzi di conservazione. Ma, avverte il WWF, tali successi isolati non sono sufficienti a invertire una tendenza così allarmante.

In un momento in cui il Pianeta si trova all’incrocio di sfide ecologiche e climatiche senza precedenti, è chiaro che le azioni intraprese nei prossimi cinque anni saranno determinanti per il futuro delle nostre vite e della biodiversità globale. L’ora di agire è ora.

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