Giovanni Brusca libero | Il padre di Giuseppe rivela il segreto oscuro che nessuno conosce!
Il padre di Giuseppe Di Matteo denuncia la libertà di Brusca, definito un criminale senza scrupoli. La lotta per giustizia continua. ⚖️🔍💔

“Brusca? Resta un uomo crudele e ha un tesoro nascosto”: le parole del padre di Giuseppe, ucciso a 15 anni
ROMA – La libertà di Giovanni Brusca, uomo simbolo della crudeltà mafiosa, riaccende le ferite di chi ha sofferto a causa della sua ferocia. Santino di Matteo, padre di Giuseppe, vittima innocente di Cosa Nostra, si è espresso con profondo dolore e rabbia, rivelando la sua impossibilità di perdonare colui che ha distrutto la sua vita. “Brusca resta un uomo crudele: veniva a casa mia, giocava con mio figlio, era ospite della mia famiglia. E non ha avuto alcuno scrupolo quando ha ordinato di rapire Giuseppe perché io avevo iniziato a svelare, per primo, i segreti della strage di Capaci”.
Un agonizzante atto di vendetta
Giuseppe di Matteo, rapito a solo 13 anni, ha subito una sorte atroce: incatenato per quasi 800 giorni, è stato strangolato e dissolto nell’acido su ordine di Brusca. Questa atrocità si consumò a causa della volontà del padre, Santino, di collaborare con la giustizia. Brusca, dopo 25 anni di carcere, è ora libero, riempiendo di indignazione il cuore di chi ha perso un figlio in nome della mafia.
La sofferenza di un padre
Il dolore del padre si manifesta chiaramente quando afferma: “Spero di non incontrarlo mai, sennò l’ammazzo con le mie mani”. Le sue parole, pronunciate in un’intervista al quotidiano Repubblica, riflettono un rancore che non si placa. “Giovanni Brusca non lo potrò mai perdonare per quello che ha fatto. Ha ucciso mio figlio Giuseppe, che lui conosceva benissimo”.
Brusca: un criminale senza pentimento
Santino di Matteo non riconosce Brusca come un vero pentito. “Resta un criminale e ha un tesoro nascosto”, accusa. La sua collaborazione con la giustizia è avvenuta, secondo Di Matteo, in modo ingannevole. Brusca avrebbe iniziato a “dettare” informazioni false per depistare le indagini, proteggendo persone a lui vicine.
“Lo sanno tutti a San Giuseppe Jato che dietro le improvvise ricchezze di alcune persone c’è lui”, prosegue Di Matteo, aggiungendo l’ineffabilità del sistema che ha reso possibile questa situazione. “Non smetterò di dire che quell’uomo è un criminale e che va tenuto sotto controllo”.
Un’ingiustizia verso una vittima
Santino denuncia anche l’ingiustizia della sua situazione: “Lui resta nel programma di protezione, io invece sono stato espulso e abbandonato dallo Stato solo perché corsi a cercare mio figlio”. La sua storia di dolore si intreccia con la giustizia e il suo fallimento, portando a riflessioni amare su come lo Stato gestisca la protezione delle sue vittime.
Il dubbio che persiste
Di Matteo insiste su un altro aspetto cruciale: “Non ha rivelato tutto quello che sa”. La sua convinzione si alimenta di scetticismo e preoccupazione, e non è solo una voce isolata. Persino la sorella di Giovanni Falcone ha espresso perplessità riguardo al cammino di Brusca. “Invito le forze dell’ordine e la magistratura a tenere sotto controllo il signor Brusca”.
In conclusione, Santino di Matteo rappresenta non solo la voce di un padre in lutto, ma anche l’eco di una società che fatica a fare pace con le ombre del passato mafioso. “Solo chi ha conosciuto Giovanni Brusca può sapere davvero di cosa è capace”, sentenzia amaramente, tracciando un confine netto tra giustizia e vendetta.