Suicidio assistito e terza età: una scelta o un vantaggio economico? | La verità che pochi osano affrontare!
Scopri come il suicidio assistito si intreccia con crisi demografiche e scelte politiche discutibili. La vita vale davvero meno? 🤔💔

L’economia distorta del suicidio assistito: la tentazione degli Stati di “risparmiare” sulla vita
Roma – La recente notizia della morte di Laura Santi, avvenuta a Perugia, riaccende il dibattito sul suicidio assistito. Secondo un intervento della giornalista britannica Louise Perry, pubblicato nelle opinioni del New York Times, l’argomento si intreccia con la crisi del welfare e il declino demografico. Perry mette in guardia che, mentre la retorica del “diritto alla morte dignitosa” si fa sempre più presente, si nasconde un’ombra inquietante: la tentazione degli Stati di promuovere il suicidio assistito come misura economica.
Oltre una dozzina di Paesi e undici Stati americani hanno già legalizzato il suicidio assistito, spesso in contesti di tassi di natalità inferiori alla soglia di sostituzione. Perry evidenzia come l’invecchiamento della popolazione e la pressione sui sistemi di welfare stiano portando a una distorsione etica: il “diritto a morire” si trasforma in una sorta di suggerimento per ridurre i costi governativi.
In Canada, ad esempio, il programma di Medical Assistance In Dying (MAID) ha subìto una profonda trasformazione dal 2016, passando da opzione estrema per malati terminali a altra forma di soluzione per chi vive in povertà, depressione o isolamento. Perry menziona casi drammatici, come quello di Roger Foley, il quale ha raccontato di essere stato spinto al suicidio assistito a causa dell’alto costo delle cure, stimato in 1.800 dollari al giorno. Tali testimonianze non sono isolate; l’idea che la vita diventi insostenibile senza adeguati supporti è un tema ricorrente.
La questione morale è complessa. Lo Stato, che dovrebbe essere un garante della vita e del benessere dei cittadini, si ritrova a incentivare pratiche che potrebbero risultare più convenienti a livello economico. Un funzionario del Tesoro del Regno Unito ha persino esplicitato che il problema del MAID è che «è troppo usato dai giovani, troppo poco dagli anziani», facendo eco a una preoccupazione crescente.
Studi recenti indicano che il programma in Canada potrebbe far risparmiare fino a 138 milioni di dollari l’anno. Anche altre nazioni europee, come il Belgio, si trovano a fronteggiare simili dilemmi, con richieste di allentare le restrizioni sul suicidio assistito per “aiutare gli anziani stanchi della vita”.
Secondo Perry, l’unico modello etico praticabile sarebbe quello svizzero, dove le decisioni sono gestite da organizzazioni no-profit indipendenti dallo Stato, per garantire che la scelta sia realmente volontaria.
Il rischio è che, senza una vigilanza attenta, la morte diventi meno una scelta personale e più una soluzione burocratica a un problema contabile, sollecitata dalle fragilità di un welfare sempre più in affanno.