Un italiano rinchiuso in gabbia in Florida | Come è finito in questo incubo?
Un italiano detenuto ad Alligator Alcatraz lancia un appello disperato: Siamo 32 in una gabbia, usciteci da questo incubo! 😢🇮🇹

“Siamo in gabbia, come un pollaio”: l’appello di un italiano da Alligator Alcatraz
ROMA – “Siamo letteralmente in gabbia, come in un pollaio. Fateci uscire da questo incubo.” Queste sono le parole di Gaetano Mirabella Costa, un 45enne siciliano, che ha lanciato un drammatico appello a Tg2 dalla sua detenzione nel controverso centro per migranti irregolari di Alligator Alcatraz, situato in Florida.
Secondo Mirabella Costa, la situazione all’interno del centro è insostenibile. “Non ho la possibilità di parlare con un avvocato e nemmeno con un giudice,” ha dichiarato, descrivendo le condizioni disumane in cui si trova insieme ad altri 31 detenuti. “Siamo in 32 in una gabbia, i bagni sono aperti, tutti ti vedono.” Un quadro che evoca l’immagine di una prigione piuttosto che un centro di accoglienza.
La madre di Mirabella Costa, Rosanna, ha condiviso il suo dolore e la sua preoccupazione al Tg2, rivelando che suo figlio è stato portato in udienza “con catene ai piedi e alle mani.” Un trattamento che suscita interrogativi sulla dignità e sui diritti umani all’interno di queste strutture.
La Farnesina ha confermato il background di Gaetano Mirabella Costa, chiarendo che è stato arrestato il 3 gennaio 2025 per detenzione di sostanze stupefacenti senza regolare prescrizione medica e aggressione nei confronti di una persona con più di 65 anni. Dopo sei mesi di detenzione nel carcere della Contea di Marion, è stato programmato per la deportazione in Italia a seguito della violazione delle norme migratorie, e trasferito ad Alligator Alcatraz il 9 luglio.
Questa vicenda solleva serie preoccupazioni riguardo alle condizioni di detenzione degli immigrati negli Stati Uniti, e mette in luce le pratiche di gestione delle strutture di detenzione per migranti. La situazione di Mirabella Costa è solo uno dei tanti esempi di vite intrappolate in un sistema che sembra ignorare le basi dei diritti umani.
La sua storia è un appello alla solidarietà da parte di chiunque creda nella giustizia e nella dignità per tutti, indipendentemente dalla loro provenienza o situazione legale.