Espulso dopo 7 ore di detenzione in aeroporto | Cosa nasconde realmente Israele?
Don Nandino espulso da Israele dopo 7 ore di detenzione in aeroporto. Un appello per il popolo prigioniero e per giustizia. 🇮🇱✈️🙏

Espulsione in Israele: Don Nandino Capovilla bloccato per sette ore
Tel Aviv, 12 agosto 2025 – Una vicenda che ha suscitato scalpore quella di don Nandino Capovilla, sacerdote veneziano e noto attivista di Pax Christi. Il religioso è stato trattenuto per ben sette ore all’aeroporto di Tel Aviv prima di ricevere un decreto di espulsione.
Don Capovilla si trovava in Israele insieme a un gruppo di circa quindici persone per un pellegrinaggio quando, durante il controllo all’ingresso, è stato bloccato dalle autorità locali. “Mi hanno sottratto cellulare e valigia,” ha dichiarato il sacerdote, che ha successivamente condiviso una foto degli agenti che lo hanno trattenuto.
Dopo non poche ore di attesa e incertezze, don Nandino è stato finalmente liberato, potendo riavere i suoi effetti personali. “Sono libero! Mi hanno fatto uscire ora,” ha scritto su Instagram, esprimendo il suo sollievo. Tuttavia, nella sua comunicazione ha voluto mettere in risalto un messaggio chiaro: “Non parlate di me, chiedete sanzioni.”
Il sacerdote ha chiesto ai giornalisti di non concentrarsi sulla sua esperienza, ma di portare alla luce le ingiustizie che affliggono il popolo palestinese. Ha sottolineato come da oltre settant’anni questa comunità viva sotto oppressione, accusando lo Stato israeliano di bombardare moschee e chiese. “Se non scrivono del popolo che da settant’anni è prigioniero nella sua terra, allora non parlate di me,” ha aggiunto, invitando a una riflessione più profonda sulle dinamiche conflittuali della regione.
L’episodio di don Nandino, sebbene personale, si colloca all’interno di un contesto più ampio di tensioni tra il governo israeliano e le organizzazioni di diritti umani. La sua richiesta di attenzione sui diritti dei palestinesi ha riacceso il dibattito sulla libertà di movimento e il rispetto dei diritti umani in una delle regioni più critiche del mondo.
Il sacerdote, oltre a essere un attivista, ha ricoperto ruoli importanti all’interno di Pax Christi, lavorando per la pace e la giustizia sociale. Questo recente caso evidenzia come anche le voci che si levano per la pace possano essere oggetto di repressione. La storia di don Nandino è quindi un richiamo non solo alla solidarietà, ma anche a una maggiore consapevolezza riguardo ai conflitti che continuano a segnare la vita di milioni di persone.