Un detenuto murato vivo a Torino | È il segno che il nostro sistema penitenziario è davvero in crisi?

Denunce shock a Torino: un detenuto murato vivo in carcere. Una situazione disumana che richiede attenzione immediata! 🚨⚖️

A cura di Redazione
19 agosto 2025 10:16
Un detenuto murato vivo a Torino | È il segno che il nostro sistema penitenziario è davvero in crisi? -
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Un detenuto murato vivo a Torino: la denuncia dei Radicali Italiani

Torino, 19 agosto 2025 – Una storia scioccante giunge dal carcere “Lorusso e Cotugno” di Torino, dove un detenuto di 73 anni è stato trovato in condizioni disumane. La denuncia arriva da Filippo Blengino, segretario nazionale di Radicali Italiani, che ha descritto la situazione come “indegna, disumana e degradante”.

“Un odore nauseabondo”

Secondo quanto riportato da Blengino, l’uomo è stato scoperto in un braccio del carcere in cui ha scelto di isolarsi murandosi vivo. Le pareti della sua cella sono coperte da carta stagnola e sigillate con colla, rendendo l’aria irrespirabile. Dalla cella si diffonde un odore insopportabile, segno di una condizione di vita critica.

Ulteriori testimonianze da parte di altri detenuti rivelano che l’uomo non esce dalla sua cella da anni, se non per occasionali trattamenti sanitari obbligatori. Non ha accesso alla doccia e la ventilazione è ridotta al minimo: una situazione che, a detta di Blengino, non è compatibile con il rispetto dei diritti fondamentali di qualsiasi persona, tanto meno di un detenuto.

“Convenzioni di Stato inapplicate”

“In anni di visite nelle carceri italiane, non avevamo mai assistito a una condizione così estrema,” ha affermato il segretario, sottolineando l’urgenza dell’intervento delle autorità competenti. “E’ fondamentale che chi ha responsabilità istituzionali intervenga immediatamente”, ha aggiunto, esprimendo preoccupazione anche per il lavoro della Polizia Penitenziaria e degli altri detenuti, costretti a convivere con una situazione insostenibile.

Richiesta di intervento urgente

Blengino ha già scritto a Marco Nordio, Ministro della Giustizia, al Capo del DAP e alla Garante regionale, sollecitando un intervento immediato. “Oggi in Italia un detenuto è murato vivo. È bene che i cittadini sappiano e che le istituzioni competenti smettano di fingere di non sapere”, ha concluso, lanciando un appello accorato per una presa di coscienza collettiva.

Questa drammatica rivelazione solleva interrogativi inquietanti sulle condizioni di detenzione in Italia e sulla tutela dei diritti umani all’interno delle strutture carcerarie. La comunità attende sviluppi e risposte decidere su una questione che trascende i confini del carcere e investe la dignità umana.

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