Cinzia Pinna uccisa nell'ombra del vino pregiato | La verità dietro l'auto-difesa di un imprenditore in giacca e cravatta
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Omicidio Cinzia Pinna: il ‘re del vino’ Ragnedda si difende, parla di legittima difesa
BOLOGNA – L’omicidio di Cinzia Pinna, avvenuto nella notte tra l’11 e il 12 settembre nella tenuta del noto imprenditore vinicolo Emanuele Ragnedda, ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Ragnedda ha confessato di aver ucciso la donna, ma ha cercato di giustificare il gesto sostenendo di averlo fatto per autodifesa. “Parlava di demoni, ha preso un coltello”, ha affermato l’imprenditore durante l’interrogatorio.
Secondo le prime ricostruzioni, l’alterazione psicofisica della donna, risultata positiva alla cocaina, e il clima di tensione avrebbero contribuito all’escalation drammatica della situazione. Ragnedda ha dichiarato che, durante un’accesa lite, Cinzia avrebbe brandito un coltello, costringendolo a impugnare un’arma da fuoco e a spararle più colpi.
Il fatto ha avuto luogo nel soggiorno della sua abitazione di Arzachena. Le indagini hanno svelato un comportamento sospetto da parte di Ragnedda, che dopo il delitto ha nascosto il corpo della vittima in un vigneto e ha successivamente festeggiato il compleanno della madre in elicottero, come se nulla fosse accaduto. Questo comportamento, unito alla fuga in gommone e alla successiva fuga a piedi, ha sollevato numerosi interrogativi sulle sue reali intenzioni.
“Mi ha minacciato con un coltello e io ho avuto paura”, ha insistito Ragnedda, spiegando di non aver avuto tempo di pensare chiaramente. Tuttavia, le evidenze raccolte dai carabinieri e dalla Procura, guidata da Marcello Pinna, mostrano scene inquietanti: il corpo di Cinzia Pinna era stato spostato su un divano, evidenziando segni di un tentativo goffo di pulizia, con aloni ben visibili.
Cinzia Pinna, 33 anni e originaria di Castelsardo, aveva vissuto di recente a Palau, lavorando come stagionale in un albergo e con diversi caveat legali, tra cui la misura di non avvicinamento a soggetti non specificati. I magistrati ora indagano su ulteriori possibili motivi del conflitto, suggerendo che la giovane potrebbe essersi opposta a un approccio sessuale da parte di Ragnedda.
In attesa degli esiti dell’autopsia e delle analisi balistiche, la cronaca di questo drammatico evento continua a mantenere alta l’attenzione pubblica. Oggi, Ragnedda comparirà davanti al gip per la convalida del fermo e l’accusa di omicidio volontario aggravato. Nel mentre, i familiari di Cinzia hanno già nominato i legali per seguire il caso.
Il tragico epilogo di questa storia solleva interrogativi non solo sulla dinamica dell’omicidio, ma anche sulle condizioni sociali e personali che possono condurre a tali eventi violenti. L’attenzione degli inquirenti e dell’opinione pubblica rimane alta, nella speranza di fare chiarezza su una vicenda così complessa e profondamente toccante.