Intelligenza artificiale, al via Osservatorio sul diritto all'innovazione. Guzzetta: "Sarà una rivoluzione"
(Adnkronos) - Un Osservatorio sul diritto all'innovazione, dedicato a stimolare con un approccio multidisciplinare, costituzionalistico, economico, una riflessione profonda sulla disciplina giuridica sviluppabile a seguito all'enorme imp

(Adnkronos) - Un Osservatorio sul diritto all'innovazione, dedicato a stimolare con un approccio multidisciplinare, costituzionalistico, economico, una riflessione profonda sulla disciplina giuridica sviluppabile a seguito all'enorme impatto dell'intelligenza artificiale su ogni settore della società e dell’economia, è la nuova iniziativa, pensata dalla Fondazione Einaudi, che domani sarà presentata in Senato presso la Sala Nassiriya.
"C'è un grande lavoro da fare e il dibattito dal punto di vista giuridico è ancora molto acerbo. Si apre una nuova ondata di sviluppo costituzionalistico alla luce di queste enormi novità - spiega all'Adnkronos Giovanni Guzzetta, professore di Diritto pubblico all'università di Roma Tor Vergata, incaricato a presiedere il Comitato scientifico dell'Osservatorio -. L'IA è una trasformazione tecnologica rivoluzionaria, al pari (se non più) delle più importanti rivoluzioni del passato, sia perché ricca di potenziale innovatore dal punto di vista del benessere individuale che di quello economico generale. Ma non mancano ovviamente anche rischi e preoccupazioni. Obiettivo dell'Osservatorio è contribuire a questa grande novità con un approccio equilibrato, laico, pragmatico, scevro da fantasmi ideologici, evitando reazioni, diciamo così, estreme: apocalittiche o troppo 'integrate'".
Come si declina giuridicamente questo "approccio equilibrato" ad un diritto all'innovazione? "Verificando intanto come l'innovazione interagisce con i diritti già riconosciuti da costituzioni ed ordinamenti. Ed individuando altri nuovi diritti, che nasceranno con riferimento a profili che il costituzionalismo tradizionale, costruito sul mondo analogico, non poteva prevedere - risponde il costituzionalista - Per esempio diritti legati all'identità digitale, alla istruzione digitale o alla tutela nei confronti delle autorità di regolazione degli interessi dei cittadini all'accesso agli strumenti digitali". "Per questo noi parliamo di diritto all'innovazione, cioè di una disciplina giuridica regolatoria che tenga conto delle aspettative di benessere che dallo sviluppo possano derivare e che si faccia carico di bilanciare i diritti da proteggere e quelli da promuovere".
"Va effettuata -prosegue Guzzetta- una profonda revisione dell'approccio che fino ad oggi è stato sbilanciato soprattutto sul versante delle paure e dei rischi sia a livello della norme Ue che di quelle interne. Le occasioni per questa revisione di policy sono molto concrete perché a livello europeo la Commissione sta predisponendo un progetto di legislazione, cosidetta semplificazione omnibus, che avrà anche un capitolo relativo alla modifica della disciplina dell'IA e del regolamento sulla protezione dei dati personali; così come a livello interno ci sono vari veicoli normativi che possono essere utilizzati per cambiare il paradigma tradizionale. In particolare - indica il presidente del Comitato scientifico dell'Osservatorio - è appena stato incardinato al Senato l'esame del ddl sulla Concorrenza e quella può essere una sede in cui intervenire".
Guzzetta cita infine il rapporto Draghi dell'anno scorso: "L'ex presidente della Bce ha ragione. Gli oneri regolatori di protezione dati sull'IA se non equilibrati possono essere un enorme freno allo sviluppo. E dal momento che il motivo ispiratore del ddl sulla concorrenza è favorire un modello normativo che agevoli lo sviluppo industriale ed economico - argomenta il giurista - quella potrebbe essere una sede per avviare un intervento di calibratura dell'approccio al futuro digitale". "Insomma bisogna capire che così come, ad esempio, la stampa è stata una rivoluzione che ha consentito una enorme crescita culturale delle persone, anche l'Ia può assistere gli individui in un processo di crescita culturale, esclusi dalla quale richiamo di essere quasi degli analfabeti, come Mc Luhan diceva rispetto agli effetti dell’invenzione della stampa a caratteri mobili". (di Roberta Lanzara)