Racket di Boss Miao: le "avvocatesse" sono davvero dalla parte delle vittime?

Scopri il racket di Boss Miao e delle avvocatesse nel caso del sito sessista Phica. Denunce in aumento e class action in arrivo! 🔍💼

A cura di Redazione
02 settembre 2025 12:31
Racket di Boss Miao: le "avvocatesse" sono davvero dalla parte delle vittime? -
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Il ‘racket’ di Boss Miao e delle due avvocatesse: cosa sta emergendo sul ‘sito sessista’

ROMA – Momenti di tensione e indignazione si respirano in questi giorni sull’affaire Phica.eu, un sito che ha sollevato un polverone mediatico per la pubblicazione di contenuti sessisti e foto intime non autorizzate di donne di spicco, tra cui influencer, giornaliste e politiche. È in questo contesto che emerge la figura di Boss Miao, alias di un sospetto responsabile di un vero e proprio racket nei confronti delle vittime, secondo quanto riportato da diverse inchieste giornalistiche.

Le accuse nei confronti di Boss Miao si susseguono, e secondo le testimonianze raccolte, le donne che hanno tentato di richiedere la rimozione dei loro contenuti non autorizzati sono state accolte da richieste di denaro. “Ciao, scrivo per smentire ufficialmente le accuse di estorsione che mi sono state rivolte,” si legge nella nota pubblicata sul sito, in cui Boss Miao cerca di difendersi da quelle che considera false accuse. Un girone infernale di estorsioni e manovre poco lecite, che ha già portato alla raccolta di un centinaio di denunce per una class action in via di attivazione.

Offerte shock: pacchetti di rimozione dai contenuti ‘rubati’

Nel cuore della questione ci sono i “pacchetti” proposti da Boss Miao per ottenere il diritto all’oblio su Phica.eu e sui contenuti diffusi. Le donne si sono viste propinare offerte di servizi con prezzi variabili, da 250 fino a 1000 euro mensili, in base alla tipologia di assistenza richiesta, categorizzata in pacchetti base, premium e unlimited. I pagamenti venivano effettuati in modo riservato, tramite Bitcoin o PayPal, evadendo così qualsiasi tracciabilità legale.

Al centro di quest’inquietante vicenda ci sono anche due figure femminili, Giulia e Giada, presentate alle vittime come avvocatesse. Tuttavia, secondo quanto riportato, non sarebbero realmente iscritte all’Ordine degli Avvocati. Dopo aver ricevuto il pagamento, si dice che le due avvocatesse setacciassero il sito Phica.eu per la rimozione dei contenuti indesiderati, senza mai interagire direttamente con le vittime, lasciando che fosse Boss Miao a fungere da intermediario.

Il contrattacco di Boss Miao: una difesa improbabile?

In un tentativo di smentire le accuse, Boss Miao ha reso pubblici i messaggi scambiati con alcune delle vittime, argomentando che ci fosse stata una “collaborazione” e non un’estorsione. Tuttavia, i dettagli risultano piuttosto ambigui, creando ulteriore confusione e sollevando interrogativi sull’affidabilità delle informazioni.

Intanto, la Procura di Roma ha avviato un’inchiesta, con un vertice previsto per esaminare il materiale raccolto dalla Polizia Postale e le denunce delle vittime. Nel frattempo, l’avvocata Annamaria Bernardini de Pace è al lavoro per costituire un pool di legali volto a lanciare una class action. “Se riuniremo mille denunce – ha dichiarato – forse i giudici si preoccuperanno di questo fenomeno.”

Il tema della violenza digitale e della difesa della dignità femminile è sempre più attuale, e l’unione delle forze legali potrebbe rappresentare una svolta significativa in questa battaglia per la giustizia. La vicenda Phica.eu non è solo un caso di cronaca: è un’importante chiamata all’azione per tutte le donne che lottano per il rispetto e la protezione della propria immagine in un mondo digitale sempre più insidioso.

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