Russia addestra bambini ucraini rapiti per la guerra | È davvero un "programma culturale"?
Scopri come la Russia addestra e manda al fronte i bambini ucraini rapiti. Un racconto scioccante di violazioni dei diritti. 🚸⚔️


La Russia addestra i bambini ucraini rapiti per inviarli al fronte
ROMA – È emersa una notizia scioccante: la Russia sta addestrando bambini ucraini rapiti e alcuni di loro sono già stati inviati al fronte. I dati provengono da GlobSec, un think tank di Bratislava, che stima che ben oltre 1,6 milioni di minori vivano sotto occupazione russa, con migliaia di loro trasferiti o deportati.
Lo Yale Humanitarian Research Lab ha identificato più di cento campi di addestramento. Alcuni di questi campi hanno un chiaro orientamento militare, mentre altri sono focalizzati sull’indottrinamento ideologico. I ricercatori, supportati da analisi satellitari, hanno documentato esercitazioni condotte con droni e simulazioni che rimandano alla Seconda guerra mondiale. La situazione è allarmante e sta attirando l’attenzione internazionale.
Le testimonianze raccolte da fonti come il Guardian evidenziano pratiche disumane, in cui ai bambini viene imposto di parlare solo russo e di rinunciare ai simboli nazionali ucraini. Coloro che disobbediscono si trovano a fronteggiare punizioni fisiche. Secondo Megan Gittoes di GlobSec, “i bambini ucraini subiscono un lavaggio del cervello più duro,” poiché si cerca di cancellare la loro identità e indurli a una totale dipendenza dallo Stato russo.
Nonostante la grave situazione, Mosca tentava di giustificare tali strutture definendole “programmi culturali e sportivi.” Tuttavia, i fatti sugli eventi sul campo raccontano una storia ben diversa. Secondo Save Ukraine, un’organizzazione impegnata nel rimpatrio di minori, esistono già segnalazioni di ragazzi che sono finiti a combattere. Mykola Kuleba, il direttore dell’organizzazione, ha portato alla luce la storia di un adolescente di Kherson che, dopo un anno di servizio nell’esercito russo, è riuscito a tornare a casa. “Non voleva combattere, ma aveva ricevuto la chiamata alle armi. Se avesse rifiutato, sarebbe finito in prigione,” ha rivelato Kuleba.
In questo contesto drammatico, Kiev ha dichiarato che il ritorno dei bambini rapiti rappresenta una condizione non negoziabile in qualsiasi trattativa di pace. Da parte sua, Mosca continua a negare le deportazioni di massa, ammettendo solo rientri parziali e su base volontaria.
La comunità internazionale è chiamata a reagire di fronte a questa grave violazione dei diritti umani, mentre il dramma dei bambini ucraini continua a svolgersi in silenzio.