Uccisione dell'orsa Amarena: ecco perché tutti devono schierarsi a favore della giustizia animale!
Rinviato a giudizio l'uomo che ha ucciso l'orsa Amarena. ENPA e WWF si uniscono per chiedere giustizia e tutelare la fauna selvatica. 🐻⚖️🌿


Rinviato a giudizio l’uomo che ha ucciso l’orsa Amarena: una ferita profonda per la biodiversità
Roma, 26 settembre 2025 – La notizia del rinvio a giudizio di Andrea Leombruni, accusato dell’omicidio dell’orsa Amarena, ha scosso l’opinione pubblica e le associazioni di tutela degli animali. Amarena, simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, è stata uccisa in circostanze brutali il 1° settembre 2023, e il provvedimento giudiziario mette in luce la gravità dei reati contestati, aggravati dalla futilità dei motivi.
L’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) ha accolto con “soddisfazione” il rinvio a giudizio, sottolineando che l’azione di Leombruni non ha solo privato l’ecosistema di un esemplare prezioso, ma ha anche messo a rischio la vita dei suoi due cuccioli, ancora dipendenti. L’ENPA evidenzia come Amarena rappresentasse un patrimonio di biodiversità, e la sua uccisione rappresenti una violazione non solo della legge, ma anche della convivenza tra fauna selvatica e comunità locali.
“Amarena non era solo un’orsa, ma un simbolo di vita e speranza,” afferma l’ENPA. L’associazione, rappresentata dall’avvocato Claudia Ricci, si è costituita parte civile e seguirà con attenzione l’iter giuridico, chiedendo una giustizia inflessibile. “La sua morte non deve essere vana,” ribadisce la nota, esortando lo Stato a rinforzare le misure di protezione.
Anche il WWF ha scelto di unirsi a questo importante processo. “L’uccisione di Amarena è un reato che non può essere dimenticato,” ha dichiarato un rappresentante dell’associazione. Con pochi esemplari rimasti in natura, tra 50 e 60, la sopravvivenza dell’orso bruno marsicano è sempre più a rischio.
Il WWF, insieme ad altre associazioni, si è costituito parte civile per trasformare il dolore per la morte dell’orsa in un impegno concreto verso la salvaguardia della specie. Gli ambientalisti pongono l’accento sull’urgenza di promuovere la convivenza tra esseri umani e orsi, invitando a ridurre drasticamente le cause di mortalità legate all’intervento umano.
La prima udienza dibattimentale è prevista per il 19 gennaio 2026, e le aspettative restano alte. “Ogni passo che faremo per proteggere la specie sarà anche un modo per onorare la memoria di Amarena,” dichiarano attivisti e sostenitori della causa. La vicenda di Amarena, pertanto, non solo ha scosso l’Abruzzo, ma ha acceso un faro su una questione di fondamentale importanza: la tutela della biodiversità e i diritti degli animali in un mondo che spesso sembra dimenticarli.
In un momento in cui la lotta per la conservazione della fauna selvatica è più attuale che mai, il caso di Amarena rappresenta una chiamata all’azione per tutti. La speranza è che la giustizia possa fare la sua parte e che simili episodi non si ripetano nel futuro. La lotta per salvaguardare i diritti degli animali deve continuare, e ogni voce conta.