Strage di Paupisi: il padre amato era un lavoratore, ma perché ha commesso l'impensabile?

Incredibile tragedia a Paupisi: il figlio parla di un padre depresso ma mai violento. Un racconto di dolore, rassegnazione e speranza. 🥀💔

A cura di Redazione Redazione
02 ottobre 2025 14:01
Strage di Paupisi: il padre amato era un lavoratore, ma perché ha commesso l'impensabile? -
Condividi

Strage di Paupisi: Il dramma di Mario Ocone, figlio maggiore di Salvatore

ROMA – “Mio padre era un lavoratore, non ha mai mostrato segnali di violenza.” Questo è solo uno dei tanti strazianti ricordi che Mario Ocone, 23 anni, custodisce dopo la tragedia che ha travolto la sua famiglia. Mario, attualmente a Rimini per motivi di lavoro, è l’unico dei suoi familiari a non essere presente la mattina del 30 settembre, quando il padre, Salvatore Ocone, ha compiuto un delitto che ha scosso l’Italia intera.

La tragedia e la perdita

Mario ha appreso della strage dai carabinieri, che lo hanno contattato per informarlo della drammatica situazione. Ha perso la madre, Elisabetta, e il fratellino, Cosimo, di soli 15 anni. La sorella Antonia, 16 anni, è l’unica sopravvissuta ma è attualmente in terapia intensiva, dopo un delicato intervento chirurgico. La famiglia Ocone, fino a quel giorno, sembrava condurre una vita normale, lontana da ogni immagine di violenza.

Riflessioni di un figlio in lutto

Il mio più grande rammarico è che, quella tragica mattina, non ero a casa. Se ci fossi stato, credo che tutto questo non sarebbe successo,” confida con una voce quasi spezzata. La sensazione di colpa lo pervade, mentre cerca di trovare un senso in ciò che è accaduto. Le sue parole trasmettono un mix di affetto e incomprensione: “A papà volevo bene, ma non posso perdonarlo.”

Un padre con una diagnosi complessa

Mario spiega che la depressione del padre era nota, ma nessuno avrebbe mai immaginato che potesse portare a un gesto così estremo. Salvatore Ocone era sotto cura e, sebbene avesse una storia clinica che includeva una diagnosi di psicosi cronica e un trattamento con TSO nel 2011, la sua famiglia non aveva mai vissuto situazioni di vera violenza. “Sì, qualche litigio con mia madre c’era, ma come in tutte le coppie. A casa nostra non c’era un ambiente malato,” minimizza Mario, cercando di ricostruire un quadro della vita familiare.

L’attesa per la sorella

Mentre affronta il dolore e la perdita, gli occhi di Mario sono fissi sulla sorella. “Dobbiamo aspettare,” dice con rassegnazione, riferendosi allo stato di salute di Antonia, che rimane in coma farmacologico. La speranza per la giovane rappresenta un minimo barlume di luce in un dramma che ha annientato un’intera famiglia.

Conclusione e riflessioni

La strage di Paupisi ha sollevato interrogativi su come persone apparentemente normali possano compiere atti così orribili. La storia di Mario Ocone mette in evidenza non solo la devastazione di una famiglia, ma anche il peso del confronto con la malattia mentale, un tema che merita attenzione e comprensione. Mentre il padre si trova in carcere, Mario deve fare i conti con una vita stravolta e una memoria lacerante, alla ricerca di risposte e di un futuro che oggi sembra incerto.

✅ Fact Check FONTE VERIFICATA

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail

Segui Gazzetta Social