UniversitĂ in Rivolta | I Ricercatori dicono Basta alle Collaborazioni con Israele!
Ricercatori di Biologia in protesta a Bologna esigono la fine delle collaborazioni con Israele. Unisciti alla lotta per una ricerca etica e consapevole! 🌍✊✨


La protesta dei ricercatori di Biologia: “Basta collaborazioni con Israele”
Bologna, 11 ottobre 2025 – “Chiudere le collaborazioni di ricerca con Israele”. Queste sono le parole d’ordine che rimbalzano oggi all’esterno del dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Bologna, dove si è svolto un presidio permanente organizzato da ricercatori e studenti.
La mobilitazione nasce dalla volontà di rompere il silenzio di complici nei confronti di “progetti genocidari e distruzione socio-ambientale”. I partecipanti al presidio chiedono che, prima del Senato accademico previsto per il 21 ottobre, si svolga un consiglio di dipartimento straordinario. L’obiettivo è discutere una mozione che chiede la rescissione di ogni accordo di ricerca con le università israeliane e le industrie legate ai combustibili fossili e all’industria bellica.
“Vogliamo che in consiglio straordinario venga affrontata la questione della rescissione di ogni accordo di ricerca con l’entità sionista”, affermano i protagonisti dell’iniziativa, che si sono riuniti in discussioni collettive ed orizzontali durante il presidio. “Non vogliamo neppure stipulare nuovi accordi”, sottolineano, rimarcando il loro impegno nei confronti di una ricerca scientifica etica e consapevole.
Inoltre, i ricercatori propongono la creazione di uno “spazio di osservatorio permanente, popolare e orizzontale”, dove poter discutere e formarsi sulla questione palestinese e sui legami tra competitività accademica e questioni eticamente sensibili. “Vogliamo costruire una comunità scientifica critica e consapevole contro ogni forma di imperialismo”, affermano, evidenziando un forte desiderio di cambiamento all’interno della loro istituzione.
“Le università italiane sono protagoniste attive del genocidio in corso”, avvertono i manifestanti, sostenendo che i legami economici tra il mondo accademico italiano e quello israeliano contribuiscono in modo diretto a una situazione di oppressione. “Rifiutiamo di far parte di un’università che contribuisca al sostentamento di un governo genocida”, aggiungono, spiegando come l’approccio scientifico neutralistico possa svuotare la ricerca del suo significato.
La denuncia delle azioni poste in essere in Palestina è chiara e diretta: “L’ecocidio attualmente in corso nei territori occupati palestinesi” è stato definito dai ricercatori come una distruzione “deliberata e sistematica” degli ecosistemi e delle culture locali, con un riferimento particolare alla distruzione degli ulivi, simbolo dell’identità palestinese.
“Aspiriamo a un’università e a una ricerca consapevole, libera dal militarismo e dal controllo delle grandi industrie”: con queste parole, i protagonisti del presidio chiudono il loro appello, chiedendo un ripensamento dell’orientamento delle istituzioni accademiche in merito ai finanziamenti e alle collaborazioni internazionali.
La mobilitazione di oggi dimostra come, nel contesto accademico, le questioni etiche legate alla ricerca scientifica siano sempre piĂą centrali e capaci di mettere in moto un vero e proprio dibattito pubblico.