Legge elettorale, verso sentenza Cedu su ricorso Staderini: "Il 'principio dell'anno prima' pende sulla riforma"

(Adnkronos) - Se prima della fine della legislatura, si dovrà mettere mano alla riforma della legge elettorale, c'è un paletto che la maggioranza non potrà ignorare. Qualsiasi legge infatti dovrà essere conclusa entro il settembre 2026,

A cura di Adnkronos Adnkronos
14 novembre 2025 12:51
Legge elettorale, verso sentenza Cedu su ricorso Staderini: "Il 'principio dell'anno prima' pende sulla riforma" -
Condividi

(Adnkronos) - Se prima della fine della legislatura, si dovrà mettere mano alla riforma della legge elettorale, c'è un paletto che la maggioranza non potrà ignorare. Qualsiasi legge infatti dovrà essere conclusa entro il settembre 2026, nell'ipotesi più ottimistica in cui si andrà alle urne all'esatto termine del mandato (settembre 2027), perché incombe da oltralpe la "spada di Damocle" del cosiddetto 'principio dell'anno' (che stabilisce che le regole del gioco elettorale non dovrebbero essere modificate nell'anno che precede le elezioni) già evocato da Strasburgo nell'ambito dellacausa di prossima risoluzione pendente allaCorte europea dei diritti dell'uomo e nata nel 2023 dal ricorso dell'ex segretario dei Radicali italiani Mario Staderini e altri. Una causa alla Cedu ancor più degna di attenzione se si considera che il capofila Staderini già in passato con la vittoria al Comitato diritti umani dell'Onu ha determinato la riforma che ha introdotto la firma digitale per la raccolta sui referendum. 

L'Adnkronos ha fatto il punto della situazione con il professore di Diritto internazionale all'Università di Firenze, Antonio Bultrini, legale di Staderini e degli altri ricorrenti.Tre le questioni in ballo, al vaglio finale di sette giudici (tra cui l'italiano Raffaele Sabato,Unicost) della prima sezione della Cedu, che potrebbero variamente condizionare le prossime riforme elettorali del Paese e con le quali quindi il Governo potrebbe dover fare i conti già nell'immediato.La prima domanda alla Cedu, riferisce il difensore dei ricorrenti, riguarda appunto "l'instabilità della legge elettorale italiana" per le modifiche avvenute a ridosso delle elezioni del 2022 (tre mesi prima) in violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che garantisce il diritto a libere elezioni all’articolo 3 del protocollo 1, da cui il suddetto 'principio dell'anno'".  

Un principio a cui si è arrivati dopo che la Corte, "eseguite le tappe di rito del ricorso Staderini (comunicazione al Governo, memorie e controdeduzioni delle parti), ha chiamato in causa la Commissione di Venezia, che ha prodotto un parere adottato nel dicembre 2024 (trasmesso e recepito dalle parti che hanno completato le proprie considerazioni)" in cui è definita appunto la tempistica entro cui deve compiersi qualsiasi riforma elettorale sia primaria che secondaria: "Non meno di un anno prima delle elezioni (salvo alcune eccezioni, ammesse dalla Commissione di Venezia)". La seconda questione del ricorso riguarda la possibile violazione del diritto di voto libero vista l'impossibilità nel Rosatellum in vigore del "voto disgiunto" maggioritario/proporzionale "cioè di votare candidature indipendenti, estranee alla logica e alle proposte dei partiti, fatto già evidenziato dall'Osce", spiega Bultrini. Infine la terza verte sulla mancanza di una via di ricorso diretta in Corte costituzionale per l'elettore, quando questi ritenga che una legge elettorale è in contrasto con i parametri previsti dalla Cedu, a differenza di quanto avviene in altri paesi come Spagna e Germania dove il singolo cittadino può ricorrere individualmente.  

"Una via di ricorso diretta nel contesto italiano sarebbe chiamata a completare - non a sostituire - l'attuale via di accesso indiretta alla Corte costituzionale, come già indicato dalla Commissione di Venezia, organo consultivo del Consiglio di Europa specializzato in materia costituzionale ed in particolare elettorale - ricorda il legale - Se questa terza questione dovesse essere accolta, al Parlamento toccherebbe intervenire con una revisione costituzionale significativa". Ma la sentenza ancora non c'è ed ancor più arduo è il compito del legislatore. Il ricorso, "classificato dalla Corte come prioritario vista la rapidità con cui è stato esaminato nell'arco di poco più di due anni", è presumibilmente ormai in dirittura di arrivo. "Considero improbabile che non arrivi una sentenza prima della fine della legislatura", afferma all'Adnkronos il professore di Diritto internazionale all'Università di Firenze. 

Secondo Bultrini, quindi, "il cantiere sulla legge elettorale deve partire il prima possibile in ogni caso a prescindere dalla sentenza, altrimenti l'Italia si espone al rischio di una condanna per violazione del 'principio dell'anno' in esito ad ulteriori ricorsi relativi alla prossima riforma quandanche il ricorso Staderini alle modifiche del 2022 dovesse avere un esito negativo rispetto alla richiesta del ricorrente". Se il principio dell'anno vale in assenza di sentenza, varrebbe anche se la Corte vi desse torto? "Sì, il principio dell'anno resta anche se la Corte ci desse torto - risponde - Supponiamo che la Cedu accolga l'argomento difensivo del Governo secondo cui le modifiche tre mesi prima del settembre 2022 furono effettivamente modifiche di contorno, squisitamente tecniche, per cui il principio dell'anno non si applicherebbe a quelle modifiche. Anche in quel caso il principio dell'anno va osservato, applicandosi alla disciplina elettorale principale, cioè ad una riforma elettorale complessiva come quella di cui si parla in questi ultimi tempi".  

E se al contrario l'Italia fosse condannata? "I ricorrenti nella ultima memoria hanno chiesto alla Corte di procedere il più velocemente possibile, parlando di elezioni ormai fra due anni - sottolinea il difensore dei ricorrenti - Da un punto di vista squisitamente pratico, se la Corte dovesse condannare l'Italia per violazione del 'principio dell'anno', questo vorrebbe dire che una eventuale riforma della legge elettorale andrebbe varata entro settembre del 2026, al più tardi, per stare entro l'anno prima della scadenza naturale della legislatura a settembre 2027. In altre parole converrebbe all'Italia mettersi al lavoro subito. Non voglio definire la sentenza una spada di Damocle, ma potrebbe arrivare nei prossimi mesi e più si aspetta più si restringe il margine che il principio dell'anno comporterebbe da qui a settembre 2026".  

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, potrebbe anche non firmare la legge elettorale per violazione del principio dell'anno? "Sì. Se intervenisse una sentenza della Corte che condannasse l'Italia già per le modifiche della normativa elettorale adottate nel 2022, quella sentenza significherebbe che il mancato rispetto del principio dell'anno nel 2022 avrebbe comportato una violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che 'attenzione-attenzione' nel nostro Paese ha rilevanza ormai costituzionale - risponde Bultrini - Ciò vale a dire che una nuova riforma elettorale che non rispettasse il principio dell'anno e che non ricadesse in una di quelle particolari eccezioni indicate dalla Commissione di Venezia, violando la Cedu risulterebbe conseguentemente incostituzionale, per il parametro interposto di costituzionalità derivante dall'art. 117 comma primo. E a quel punto si aprono scenari che vanno oltre i ricorrenti. Potrebbe entrare in gioco in modo mediato anche la Corte costituzionale, o il problema potrebbe porsi già al livello del Capo dello Stato". (di Roberta Lanzara) 

✅ Fact Check FONTE VERIFICATA

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail

Segui Gazzetta Social