Paolo Grimoldi: "Patto per il Nord federalismo serio. La Lega? Non c'e' più, è Vannacci premier"

(Adnkronos) - Un federalismo serio, meritocratico e concreto, lontano da assistenzialismo e sprechi. Ma anche attenzione agli enti locali e taglio delle tasse. Patto per il Nord non è una costola della Lega, è un nuovo partito fondato da

A cura di Adnkronos Adnkronos
21 novembre 2025 12:38
Paolo Grimoldi: "Patto per il Nord federalismo serio. La Lega? Non c'e' più, è Vannacci premier" -
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(Adnkronos) - Un federalismo serio, meritocratico e concreto, lontano da assistenzialismo e sprechi. Ma anche attenzione agli enti locali e taglio delle tasse. Patto per il Nord non è una costola della Lega, è un nuovo partito fondato dall'ex parlamentare Paolo Grimoldi, ufficialmente lanciato pochi giorni durante il primo congresso tenutosi a Treviglio, in provincia di Bergamo. Un taglio netto con il Carroccio attuale, che secondo Grimoldi "non esiste più", sostituito da "Salvini Premier" dice all'Adnkronos. Anche se dovrebbe cambiare nome in "Lega per Vannacci Premier", rincara il leader del Patto, "visto che prende dieci volte i voti di Salvini". Tanti gli esuli provenienti dalla Lega bossiana presenti al debutto per "rimettere il Nord al centro". 

Cosa è Patto per il Nord? 

Siamo persone con background differenti che hanno spronato, perorato e rimesso in gioco la battaglia federalista ormai dimenticata da tutti. Il terreno è fertile, non c’è nessuno che si occupa più di chi lavora e ha lavorato nel Nord e per il Nord. Patto per il Nord è una confederazione di più sigle, ognuna con prerogative territoriali e di autonomia. Non siamo nostalgici, anche se molti provengono dalla vecchia Lega. In questi pochi mesi di lavoro siamo arrivati in 56 province con numeri e qualità che abbiamo dimostrato lo scorso fine settimana al congresso. Quello che chiediamo è una riforma costituzionale in senso federale, ma la nostra battaglia riguarda anche altre tematiche. Negli ultimi due anni e mezzo è stato aumentato di quattro volte il prezzo dei caselli autostradali, spesso per finanziare il Ponte sullo Stretto di Messina, mentre la vecchia Lega era una forza politica che chiedeva l’eliminazione dei caselli. Ora non solo li hanno aumentati, ma ne hanno previsti di nuovi, come sulla Milano-Meda, costruita e pagata nel 1958, che ora vogliono far diventare a pagamento per finanziare altre opere. Può avere un senso, ma perché al Nord dobbiamo mettere a pagamento strade già gratuite per trovare fondi con cui finanziare il ponte sullo Stretto? Hanno aumentato le accise sul gasolio, che consumiamo tre volte più della benzina. Invece di incidere sul cuneo fiscale, hanno fatto l’esatto contrario, così arrivare a fine mese sarà più difficile. Così si ferma la crescita delle regioni. 

Al Nord i pensionati ricevono la pensione di anzianità, quella di chi ha pagato i contributi. In altre zone del Paese, in particolare al Sud, percepiscono la pensione di vecchiaia, quella di chi non ha pagato contributi ma raggiunge l’età per andare in pensione. Se dovessi fare io una riforma delle pensioni, terrei conto di parametri di meritocrazia, distinguendo chi ha lavorato e pagato i contributi da chi è meno meritevole. 

Un no deciso quello del Patto riguardo il Ponte sullo stretto... 

Non sono pregiudizialmente contro il Ponte sullo Stretto, ma in un paese normale ci devono essere priorità: abbassare le tasse, ridurre le liste di attesa in sanità, intervenire sulle infrastrutture urgenti. Con i Giochi Olimpici di Milano-Cortina è stata finanziata nel 2018 la metro Milano-Monza; bastava mettere circa 200 milioni per realizzarla, ma non è stata finanziata e non è nemmeno partito il cantiere. Al Nord non hanno più soldi per asfaltare strade e le amministrazioni comunali virtuose vedranno tagli per 8 miliardi da qui al 2029. Da un lato ci sono priorità trascurate e territori dimenticati, dall’altro ci sono le “marchette” politiche assistenzialiste e clientelari, così per le vere necessità o mancano soldi o si aumentano le tasse. La pressione fiscale è la più alta degli ultimi dieci anni. Se si fanno passare emendamenti per assumere forestali o per finanziare il Ponte di Messina, poi manca la possibilità di abbassare le tasse, anzi, facendo così non possono essere garantiti nemmeno i servizi essenziali ai cittadini. Il nostro no è legato alle priorità del Paese. Spendere 14 miliardi per un ponte che unisce due territori che per quattro mesi l'anno restano senza acqua è una scelta assurda. Prima investiamo qualche centinaio di milioni di euro negli acquedotti, nelle strade e nella rete ferroviaria, poi pensiamo al ponte. 

Cosa serve per realizzare il federalismo? 

Serve meritocrazia a ogni livello. Se c’è una buona amministrazione al Sud, non ho problemi. I problemi sorgono quando una brava amministrazione al Nord subisce tagli, mentre ci sono comuni del Sud che hanno tre volte il numero di dipendenti che invece sarebbero sufficienti. E chi paga per questo? Inoltre, questi dipendenti sono stati assunti perché realmente servivano o a causa di un voto di scambio? Serve allora un federalismo che preveda che chi fa buchi di bilancio non sia più ricandidabile, perché altrimenti un amministratore lassista utilizza il suo ruolo per clientelismo. Patto per il Nord chiede meritocrazia e rispetto delle leggi, un federalismo in cui chi sbaglia paga.  

Sull’autonomia? Pochi giorni fa la Regione Veneto ha firmato una pre-intesa... 

Quanto firmato è stato semplicemente fatto per il voto in Veneto. I pre-accordi sono già stati firmati nel 2018 e non mi risulta sia mai stato fatto nulla. È la solita presa in giro elettorale, rivolta soprattutto ai veneti, dove si mostra di far finta di star facendo qualcosa. C’è anche una questione di merito: la Corte Costituzionale ha bocciato l’autonomia come proposta dal ministro Calderoli. Quindi esattamente di cosa parliamo? Il provvedimento non è tornato in parlamento per essere rivisto e rilanciato, si sta firmando un’ulteriore volta qualcosa già visto nel 2018 e poi abrogato. È meno dell’aria fritta. 

E la Lega? 

La Lega non esiste più. Ora c'è la ‘Salvini Premier’, un partito che cerca di imitare Fratelli d’Italia, riuscendoci male perché Giorgia Meloni catalizza voti e fiducia degli elettori, mentre loro, per riuscire a sopravvivere, cercano di coinvolgere chiunque al loro interno. Candidano Roberto Vannacci che è contrario ai Pride, poi accolgono Alessandra Mussolini che invece è orgogliosa di partecipare. Dicono che Ursula von der Leyen sia il male assoluto, ma poi candidano ed eleggono Aldo Patriciello, che è suo amico. La Salvini Premier è un’entità indistinta e indistinguibile dove è possibile trovare tutto il contrario di tutto, e prendono voti tramite emendamenti clientelari, come quello sui forestali in Sicilia, che non ha più nulla a che vedere con la vecchia Lega. C’è stata una trasformazione da partito territoriale e federalista, quale era la Lega Nord, in un partito nazionale e centralista, con logiche clientelari e meno attenzione agli interessi specifici del Nord. Questo spiega molte delle critiche interne e il clima di sfiducia che si percepisce tra gli elettori originari della vecchia Lega. 

Si è sentito tradito da ciò che è diventato il Carroccio? 

Se Patto per il Nord sta crescendo così rapidamente è perché è un dato di fatto che non ci si occupa più del Nord. Allora il popolo fa due cose: non va più a votare oppure, quando qualcuno nel panorama politico torna a parlare di Nord e di lavoratori, risponde positivamente. La sfida è essere presenti alle prossime elezioni e fare politica difendendo i nostri territori. Iniziamo dal basso, dai comuni, dove vogliamo snellire la burocrazia e ridurre gli sprechi. 

Ora c'è Vannacci... 

Ha il suo consenso, è evidente. Se vogliamo essere seri, dovrebbe chiamarsi non Lega per Salvini Premier, ma Lega per Vannacci Premier, visto che prende dieci volte i voti di Salvini. Non condivido le sue idee, ma sicuramente non ha cambiato mille volte opinione come ha fatto il leader del Carroccio. Dopodiché, non c’entra nulla con la Lega: è un militare per il quale ho massimo rispetto, ma non rappresenta quella parte di popolazione che lavora, le partite Iva, o chi soffre per le lunghe liste d’attesa nella sanità. È un esponente politico che preferisce parlare di fascismo piuttosto che dei problemi quotidiani.  

Ha parlato di astensionismo, a riguardo cosa può fare Patto per il Nord? 

Se ti candidi e il giorno dopo fai l’esatto contrario di quanto detto in campagna elettorale, il risultato che ottieni è di persone disilluse che non credono più a nulla e cedono all’astensionismo. In politica non servono buffonate, serve serietà. Servono soggetti che abbiano un lavoro, i politici di professione cambiano idea in base al rischio per il proprio posto. Nel regolamento di Patto per il Nord abbiamo stabilito che chi si candida deve essere un pensionato, uno studente o una persona che lavora. La politica deve essere una vocazione, non un ripiego per i disoccupati, solo così risolveremo il problema dell’astensionismo. Poi serve qualcuno capace di ascoltare la voce dei territori. È così che si riduce l’astensionismo. (di Marco Cherubini) 

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