La violenza istituzionale è un “mostro senza testa” | Mari De Santis denuncia l'inefficienza dello Stato nella salvaguardia dei minori
Mari De Santis denuncia la violenza istituzionale alla XXVI festa della legalità a Lecce, un appello per giustizia e verità. Scopri di più! 📢✨

La violenza istituzionale è un mostro senza testa: Mari De Santis ritira il premio Renata Fonte a Lecce
LECCE – Ieri sera il Teatro Pasiello ha ospitato la XXVI festa della legalità, un evento organizzato dall’associazione Donne insieme Centro antiviolenza Renata Fonte. Un’atmosfera di eleganza e commozione ha accolto i partecipanti, tra cui magistrati, giornalisti e studenti, tutti uniti in un lungo minuto di silenzio per le vittime di femminicidio, di mafia e per le donne di Gaza.
"A me piace parlare del bello della legalità", ha dichiarato Maria Luisa Toto, presidente del centro antiviolenza, sottolineando l’importanza di aderire non solo alla legge, ma anche ai valori che questa rappresenta.
Durante la serata, è stata conferita una targa di riconoscimento a Maria Grazia Mazzola, inviata speciale del Tg1, per il suo lavoro dedicato alla documentazione della sofferenza altrui. Mazzola ha affermato: "Il giornalismo è testimonianza e per questo bisogna scrivere secondo verità senza manipolarla." Le sue parole hanno risuonato con forza, invitando i giovani presenti a riflettere sull’importanza dell’informazione veritiera.
Tra i momenti più toccanti, Mari De Santis, vicecaporedattrice centrale dell’agenzia Dire, ha ritirato il premio Renata Fonte dedicandolo “a tutti i bambini di cui ho scritto, alle mamme e ai papà per bene”. De Santis ha esposto la sua inchiesta sulle mamme coraggio, in cui ha denunciato la violenza istituzionale, definita “un mostro senza testa”. Ha avvertito che molte madri temono di denunciare abusi per paura di perdere i propri figli, mettendo in luce una realtà drammatica.
"È giusto che i cittadini sappiano cosa può accadere quando chiedono aiuto allo Stato," ha proseguito, sottolineando la necessità di tutelare il diritto di cronaca e inchiesta, essenziale per la democrazia.
Anche Paola Di Nicola Travaglini, giudice e consigliera di Cassazione, ha contribuito al dibattito, affermando che “il femminicidio non è un delitto mosso da raptus, ma è fondato sul potere.” La magistratura, ha aggiunto, sta cercando di confrontarsi con una problematica radicata e complessa.
A questo proposito, Francesco Menditto, procuratore della Repubblica del Tribunale di Tivoli, ha esortato gli uomini a essere protagonisti del cambiamento, “non possiamo chiederlo solo alle donne”. Un appello che invita a riflettere su come la cultura e l’educazione possano stravolgere questa terribile realtà.
Per concludere la serata, Sadaf Baghbani, attrice e attivista iraniana, ha condiviso la notizia della morte di Elahe Hossein Nejad, una donna che ha pagato con la vita per la sua resistenza allo stupro. "Non si possono dimenticare le donne iraniane, le afghane e il popolo palestinese," ha esortato, sottolineando la necessità di dare voce a chi lotta in silenzio.
In un contesto di grande emozione e riflessione, la festa della legalità ha dimostrato come la lotta contro la violenza e le ingiustizie sociali sia un impegno collettivo, dove ognuno può contribuire a un futuro di maggiore giustizia e rispetto.