Alla scoperta del The Hague Group | 30 Paesi uniti contro Israele in una mossa storica!
Al via il The Hague Group: 30 Paesi si uniscono per azioni legali e politiche contro Israele. Scopri le iniziative e i sostegni internazionali 💼🌍✨

Al via i lavori del The Hague Group: 30 Paesi pronti a prendere iniziativa contro Israele
ROMA – Sono iniziati oggi a Bogotá i lavori del The Hague Group (Gruppo dell’Aia), una coalizione di 30 Paesi impegnata a definire un piano di azioni legali, politiche ed economiche contro Israele, accusato di violazioni del diritto internazionale nei confronti dei Territori palestinesi occupati.
La nascita dell’iniziativa, lanciata a gennaio dal Sudafrica, segue una denuncia contro Israele presentata alla Corte di Giustizia internazionale per presunti crimini di genocidio nella Striscia di Gaza. L’obiettivo della coalizione è quello di superare l’immobilismo dei Paesi occidentali, tra cui Stati Uniti e Unione Europea, che hanno scelto di non imporre sanzioni nonostante gli appelli globali. Questi Paesi si rifiutano anche di applicare il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu, accusato di crimini di guerra.
I membri del Gruppo. Tra i Paesi che hanno aderito all’iniziativa, figurano Colombia, Spagna, Qatar, Algeria, Brasile, Bolivia e Indonesia. La Colombia, sotto la presidenza di Gustavo Petro, ospita gli incontri, dedicati a implementare le misure necessarie per fermare l’occupazione israeliana.
In una recente dichiarazione, il The Hague Group ha sottolineato il proprio intento di seguire le disposizioni di una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che ha definito “illegale” l’occupazione dei Territori palestinesi. Tra le misure proposte ci sono l’adozione di sanzioni e un embargo sul commercio di armi con Israele, nonché la chiusura dei porti a navi sospettate di trasportare armamenti. L’iniziativa include anche l’avvio di azioni multilaterali per promuovere la nascita dello Stato di Palestina.
Supporto ai mandati internazionali. Il Gruppo intende anche sostenere i mandati di arresto contro i responsabili delle morti a Gaza. Oltre a Netanyahu, sono previsti mandati contro altri leader militari, benché molti di questi siano già deceduti.
Un contesto di tensione. Il The Hague Group prende il nome dalla città olandese sede della Corte internazionale di Giustizia e della Corte penale internazionale. Quest’anno, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a diversi membri di queste istituzioni, creando ulteriori tensioni diplomatiche.
L’eco di Francesca Albanese
Negli ultimi giorni, anche Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i Territori palestinesi, è stata oggetto di sanzioni statunitensi, in seguito a un rapporto che evidenzia come le aziende israeliane e internazionali abbiano contribuito a creare un’economia di occupazione e apartheid. Albanese ha affermato che tali sanzioni non serviranno a silenziare la sua voce e ha descritto l’iniziativa di Bogotá come “lo sviluppo politico più significativo degli ultimi 20 mesi”.
Varsha Gandikota-Nellutla, segretaria esecutiva del Gruppo, ha sottolineato la necessità di “porre fine all’impunità di Israele” e ha ribadito che la Corte internazionale ha già dichiarato illegale la presenza israeliana nei territori occupati, invitando alla fine dell’occupazione “il più rapidamente possibile”.
In un contesto di crescenti tensioni internazionali, il The Hague Group rappresenta un passo significativo verso un’azione collettiva contro le violazioni dei diritti umani e un tentativo di induzione al cambiamento nella gestione del conflitto israelo-palestinese.