Fine vita, Mirabelli: "per Consulta Ssn garante, non deve provvedere in concreto a prestazione"

(Adnkronos) - Il testo del disegno di legge sul fine vita non restringe le sentenze della Corte costituzionale escludendo il Servizio sanitario nazionale dal percorso del suicidio assistito. "La Corte prevede un coinvolgimento del Serviz

A cura di Adnkronos
03 luglio 2025 14:15
Fine vita, Mirabelli: "per Consulta Ssn garante, non deve provvedere in concreto a prestazione" -
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(Adnkronos) - Il testo del disegno di legge sul fine vita non restringe le sentenze della Corte costituzionale escludendo il Servizio sanitario nazionale dal percorso del suicidio assistito. "La Corte prevede un coinvolgimento del Servizio sanitario nazionale di garanzia. Quello che non si ricava dalle sentenze della Consulta è il diritto alla prestazione. Non c'è un diritto alla prestazione", commenta all'Adnkronos il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli ricordando che "la Corte fin dalla prima ordinanza dice che lo Stato tutela la vita e che deve esserci una garanzia del diritto a vivere ma non di quello a morire. Sono elementi che dal punto di vista formale diversificano quando, individuando la non punibilità di una persona che aiuta a morire, esprimono in quale previsione questa non punibilità esiste". 

"Altro punto che mi pare si risolva implicitamente rispetto alla previsione che non sia l'Ssn a provvedere alla pratica concreta di aiuto alla morte - prosegue - riguarda anche la garanzia di lasciare una libertà al personale sanitario rispetto alla possibilità di partecipare o no al servizio alla morte. Non si tratta di obiezione di coscienza, che presupporrebbe un obbligo dal quale a determinate condizioni posso sottrarmi; ma di un 'non obbligo' che invece implica la totale volontarietà". In questo quadro, "il Legislatore è libero di articolare l'intervento del Servizio sanitario nazionale ad esempio per quanto riguarda le modalità di prestazione da utilizzare per il suicidio assistito, i farmaci che provocano meno sofferenza.... escludendo il reparto morti nella struttura ospedaliera".  

Non c'è il rischio che si privatizzi la sofferenza e che sia violato un principio di uguaglianza dal momento che non tutti potrebbero permettersi il suicidio assistito? "Il punto di equilibrio lo si può trovare, l'essenziale è che ci sia controllo pubblico sulle procedure e su ciò che accade - risponde - Ed è importante che non sia una attività lucrativa. Le opzioni sono rimesse al legislatore: Posto che vi siano le garanzie per la sussistenza delle condizioni, il legislatore può scegliere se l'assistenza al suicidio possa avvenire come attività totalmente esterna all'Ssn o se e quando l'Ssn possa e debba intervenire. L'Ssn deve comunque assicurare la effettività della possibile fruizione delle cure palliative, non imponibili".  

Secondo Mirabelli, "vi è infatti una zona grigia che sta nel rapporto fra malato e persona che cura; è questo il rapporto essenziale su cui è difficile stabilire confini, il fenomeno si riduce infatti enormemente dal punto di vista pratico se si esclude l'accanimento terapeutico. Sarebbe opportuno non ideologizzare e garantire una linea ragionevole che lasci margini di indeterminatezza o opinabilità - conclude il presidente emerito - Ma resta escluso che ci sia un diritto e quindi una possibile pretesa ad una prestazione anche da parte di chi aiuta o assiste al suicidio". (di Roberta Lanzara) 

 

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