Israele rimuove le ultime macerie di Gaza | È davvero una necessità militare o un crimine di guerra?
Israele continua a radere al suolo Gaza: migliaia di edifici demoliti e città trasformate in macerie. La crisi umanitaria si aggrava. 🏚️💔

Le ruspe dopo le bombe: Israele sta radendo al suolo le poche case rimaste in piedi a Gaza
ROMA – Dove non arrivano le bombe, sono le ruspe a fare il loro lavoro distruttivo. Da marzo, quando il cessate il fuoco con Hamas è saltato, intere porzioni della Striscia di Gaza sono scomparse dal panorama urbano. Questo processo è caratterizzato da esplosioni controllate e demolizioni programmate, il tutto avvolto nel silenzio generale di una comunità internazionale sempre più impotente.
Secondo un’analisi della BBC basata su immagini satellitari e video geolocalizzati, l’esercito israeliano ha demolito migliaia di edifici, anche in aree già sotto “controllo operativo”. Non si tratta solo di rovine pericolanti: molte delle strutture abbattute erano perfettamente intatte, tra cui scuole, condomini e altre infrastrutture civili. I dati indicano che alcuni quartieri, come quello di Tel al-Sultan, un tempo cuore pulsante di Rafah, sono ora ridotti a deserto urbano, mostrando solo un ospedale di maternità ancora in piedi.
L’esercito israeliano giustifica queste operazioni, sostenendo che avvengono nel rispetto del diritto internazionale, citando necessità militari urgenti e accusando Hamas di occultare armi tra i civili. Tuttavia, molti esperti di diritto umanitario internazionale, tra cui Janina Dill dell’Oxford Institute ed Eitan Diamond del Diakonia Law Centre, parlano apertamente di crimini di guerra e di violazioni della Convenzione di Ginevra, sostenendo che le distruzioni siano sproporzionate e non giustificabili.
Le demolizioni non si limitano alle linee di conflitto attivo. Siti come Khuza’a, a soli 1,5 km dal confine israeliano, e Abasan al-Kabira, a 7 km, vedono interi insediamenti rasi al suolo nel periodo compreso tra maggio e luglio. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) dichiarano di aver distrutto circa 1.200 edifici a Khuza’a, definendoli “infrastrutture terroristiche”.
Nel frattempo, post su Facebook in ebraico cercano operatori di escavatori per “progetti di demolizione nella Striscia” con contratti che offrono 1.200 shekel al giorno. Alcuni appaltatori contattati dalla BBC hanno reagito in maniera ostile, rivelando l’atmosfera di tensione crescente. Significativa è anche la notizia che gli Stati Uniti stiano fornendo nuovi bulldozer, rendendo chiaro l’impegno a sostenere queste operazioni distruttive.
Per molti analisti, l’obiettivo finale sembra essere la trasformazione della Striscia di Gaza in un territorio inabitabile, spingendo così la popolazione a un esodo forzato. Questo intento è stato confermato dalle dichiarazioni del premier israeliano Netanyahu, che ha affermato: “Stiamo distruggendo sempre più case. I palestinesi non avranno un posto dove tornare”.
Questo scenario agghiacciante continua a sollevare interrogativi morali e legali su quale possa essere il futuro di Gaza e della sua popolazione, sempre più intrappolata zwischen i conflitti e l’indifferenza internazionale.