Martina Oppelli e la sua battaglia per il diritto di morire | Perché il sistema sanitario italiano ha fallito?
Martina Oppelli, 50 anni, è morta in Svizzera dopo una lunga lotta contro la sclerosi multipla. La sua scelta di fine vita solleva importanti riflessioni. 💔🕊️

Fine vita, è morta Martina Oppelli: una battaglia di oltre 20 anni contro la sclerosi multipla
ROMA – Questa mattina, Martina Oppelli, una donna di 50 anni proveniente da Trieste, è deceduta in Svizzera, dove ha scelto di avvalersi del suicidio medicalmente assistito. Affetta da sclerosi multipla per oltre due decenni, la sua morte segna una tragica conclusione di una lotta che ha coinvolto non solo la sua salute, ma anche questioni legate ai diritti civili e alla vita dignitosa.
Martina ha intrapreso un lungo percorso di sfide e battaglie legali, compresi tre dinieghi da parte dell’azienda sanitaria ASUGI, che aveva valutato la sua richiesta di accesso al suicidio assistito. Nonostante la sua vita fosse caratterizzata da una completa dipendenza dall’assistenza, ASUGI ha ritenuto che non fosse sottoposta a trattamenti di sostegno vitale. Questo ha portato Martina a cercare l’aiuto di un team legale coordinato da Filomena Gallo, avvocata dell’Associazione Luca Coscioni, per opporsi a queste decisioni.
La sua voglia di porre fine alle sofferenze è stata così forte da spingerla verso la Svizzera, dove le leggi sono più permissive in materia di morte volontaria. Martina è stata accompagnata in questo delicato viaggio da Claudio Stellari e Matteo D’Angelo, membri di Soccorso Civile, un’associazione impegnata ad assistere chi decide di interrompere le proprie sofferenze all’estero. In totale, 31 persone hanno fornito supporto logistico ed economico a Martina, dimostrando una rete di solidarietà in un momento così critico.
Il caso di Oppelli riaccende il dibattito sull’assistenza medica e i diritti dei pazienti in Italia. Dopo il terzo diniego, è stata avviata una nuova procedura di valutazione; tuttavia, Martina ha scelto di non aspettare, considerando le sue sofferenze insostenibili. Il suo gesto è una testimonianza toccante delle difficoltà che molte persone affrontano nel cercare di ottenere il diritto di controllare la propria vita e morte.
La notizia della sua morte ha già suscitato reazioni riguardo alla necessità di una legislazione più chiara e umana in materia di fine vita. “Questa vicenda evidenzia l’urgenza di garantire a tutti i cittadini il diritto di scelta, anche nelle situazioni più estreme,” ha dichiarato Marco Cappato, rappresentante legale di Soccorso Civile.
Martina Oppelli ha lasciato un segno indelebile sulle coscienze, non solo per la sua battaglia personale contro una malattia debilitante, ma anche per il coraggio dimostrato nel rivendicare il suo diritto a una morte dignitosa. La sua storia sarà un richiamo alla riflessione e all’azione per chi lavora in nome dei diritti umani e civili.