Almasri liberato: perché i dubbi sul ministro Piantedosi dividono l'Italia!

Piantedosi difende la scelta sul caso Almasri, paragonandola a Cecilia Sala. Scopri il ragionamento dietro decisioni delicatissime. 🇮🇹⚖️

A cura di Redazione Redazione
17 settembre 2025 11:13
Almasri liberato: perché i dubbi sul ministro Piantedosi dividono l'Italia! -
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Il Ministro Piantedosi sulla gestione del caso Almasri: “Abbiamo agito per prevenire ritorsioni”

Roma, 17 settembre 2025 – Intervenendo nel programma “Coffee Break” su La7, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha voluto chiarire la posizione del governo italiano riguardo al controverso caso di Almasri, paragonandolo a quello della giornalista Cecilia Sala. “Per Almasri abbiamo agito come per Cecilia Sala, ma per lei c’è stato un plauso unanime,” ha dichiarato Piantedosi, difendendo così la decisione di non trattenere il generale libico.

Il Ministro ha specificato che la valutazione operata dal governo è stata di natura “prognostica,” un approccio comune in situazioni delicate che riguardano la sicurezza dei cittadini. “Cosa può succedere se questa persona rimane a piede libero?” ha chiesto retoricamente Piantedosi. “Potrebbero verificarsi ritorsioni contro interessi italiani e cittadini italiani.”

Questo richiamo alla sicurezza nazionale è supportato dalla presenza di italiani che volano regolarmente verso la Libia. “Siamo l’unico paese europeo con voli diretti civili verso l’aeroporto di Mitiga a Tripoli,” ha aggiunto, sottolineando la particolare esposizione del nostro paese in quella regione.

Comparando la situazione di Almasri a quella di Cecilia Sala, recentemente restituita all’Iran, Piantedosi ha espresso incredulità per il diverso trattamento da parte dell’opinione pubblica: “Non capisco perché in quell’occasione tutta l’Italia fu concorde.” La decisione sul caso di Sala, secondo il Ministro, era stata accolta con favore, mentre la reazione per Almasri è stata decisamente più controversa.

Alla domanda su come si possa paragonare una giornalista a un generale accusato di tortura, il Ministro ha risposto: “Noi mettiamo sullo stesso piano Almasri con il caso di Abedini,” rimarcando che l’attenzione dovrebbe andare oltre le singole figure per includere il contesto più ampio di sicurezza per gli italiani all’estero.

Concludendo il suo intervento, Piantedosi ha affermato che, in casi come questi, “quasi tutti avrebbero fatto la stessa cosa,” suggerendo così che la scelta del governo fosse inevitabile e condivisa in un contesto di responsabilità verso i cittadini italiani.

Questa posizione continua a sollevare interrogativi sulla linea governativa riguardo a temi di sicurezza e giustizia, mentre il dibattito pubblico si intensifica attorno a decisioni di grande impatto internazionale.

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