Ilaria Salis: "Processatemi in Italia, in Ungheria sentenza già scritta"
(Adnkronos) - Nel giorno in cui la commissione Juri del Parlamento europeo vota, a porte chiuse, sulla richiesta di revoca dell'immunità a Ilaria Salis, l'eurodeputata di Av chiede di essere processata in Italia, perché "in Ungheria la s


(Adnkronos) - Nel giorno in cui la commissione Juri del Parlamento europeo vota, a porte chiuse, sulla richiesta di revoca dell'immunità a Ilaria Salis, l'eurodeputata di Av chiede di essere processata in Italia, perché "in Ungheria la sentenza è già scritta".
"Io non voglio sottrarmi al processo. Anzi, voglio essere processata. Ma non in Ungheria, dove sarebbe un processo politico, dove la sentenza è già scritta. Voglio essere processata nel mio Paese. In Italia. Io ho fiducia nella magistratura. Ho fiducia della magistratura italiana", dice al Corriere della sera. "La mia intenzione non è mai stata quella di sottrarmi a un processo. Rivendico, come chiunque altro, il diritto a un processo equo e giusto, con tutte le garanzie democratiche del caso. In Ungheria questo non è evidentemente possibile. Per questo la difesa della mia immunità è oggi fondamentale", spiega l'eurodeputata di Avs.
"Dalla casistica, dai precedenti, ai miei avvocati risulta che a volte l’iniziativa sia stata presa dalla Procura, ma altre volte l’iniziativa sia stata presa dal ministro della Giustizia. Sono convinta che il governo sia in grado di far sì che il processo avvenga in Italia, secondo le garanzie del diritto, in modo che possa portare a una sentenza giusta. È quello che chiedo con forza", aggiunge Salis.
L'eurodeputata di Avs è accusata dall'Ungheria di aver aggredito due neonazisti ungheresi in occasione della giornata dell'onore, un raduno che commemora il tentativo, fallito, dei militari del Terzo Reich e dell'esercito ungherese, alleato di Adolf Hitler, di rompere l'assedio dell'Armata Rossa a Budapest nel 1945.
L'insegnante monzese è stata detenuta per oltre un anno in condizioni degradanti. Le immagini di lei in Aula, con catene ai polsi e alle caviglie, hanno sollevato una diffusa indignazione, in Italia e non solo.