Pena di morte per terrorismo? | Le famiglie degli ostaggi israeliani dicono NO!

Scopri perché l'idea della pena di morte per terrorismo in Israele solleva polemiche e viene respinta anche dalle famiglie degli ostaggi. ⚖️📰

A cura di Redazione Redazione
29 settembre 2025 17:39
Pena di morte per terrorismo? | Le famiglie degli ostaggi israeliani dicono NO! -
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La pena di morte per terrorismo non accelera il rilascio degli ostaggi israeliani: le famiglie si oppongono

Roma – La proposta di introdurre la pena di morte per reati di terrorismo in Israele, promossa dal ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, continua a sollevare un acceso dibattito. Secondo Amnesty International, l’idea che tale misura possa contribuire al rilascio degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas è paradossale. Riccardo Noury, portavoce dell’organizzazione, ha affermato che le famiglie degli ostaggi si sono schierate contro l’iniziativa, sottolineando come la mossa possa in realtà aggravare la situazione.

La proposta ha ottenuto il via libera dal comitato per la Sicurezza del Parlamento israeliano e ora si appresta a essere discussa nella Knesset. Ben Gvir ritiene che la legge potrà “riportare a casa gli ostaggi” e dimostrare a Hamas “che c’è un prezzo da pagare” per le azioni intraprese il 7 ottobre. Tuttavia, questa visione non trova consenso tra tutti i membri del governo, come dimostra il parere negativo di Gal Hirsch, coordinatore per gli ostaggi, e la protesta di Gilad Kariv, che ha gridato in aula “Vergognatevi, ci sono degli ostaggi”.

Noury ha messo in evidenza il rischio che la legge possa essere utilizzata in modo discriminatorio: introdurrà la pena capitale per un palestinese colpevole di omicidio motivato da ragioni nazionalistiche, ma non si applicherà a un israeliano che compie lo stesso reato. Questo solleva interrogativi sulla giustizia e sull’equità del sistema legale israeliano.

Dopo gli eventi del 7 ottobre 2023, il governo israeliano ha riapplicato la Legge sui combattenti illegali, che conferisce all’esercito poteri ampi per arrestare sospetti di attività ostili. Le denunce di detenzioni arbitrarie e di condizioni inumane sono aumentate, coinvolgendo non solo i presumibili militanti, ma anche medici, giornalisti e civili innocenti, tra cui minori e disabili.

Recenti inchieste hanno rivelato che solo un quarto delle persone detenute in base a questa legge sarebbe realmente sospettato di affiliazione ad Hamas. Questa situazione alimenta ulteriormente il dibattito sulla legittimità delle misure adottate dal governo israeliano e sul loro impatto sulla vita quotidiana dei palestinesi.

Israele è uno dei pochi paesi al mondo ad aver abolito la pena di morte per reati comuni, mantenendo però la sua applicazione per crimini militari. “L’introduzione della pena di morte per il terrorismo potrebbe creare martiri e suscitare ulteriori violenze”, ha avvisato Noury, citando esperienze storiche di paesi come l’Algeria negli anni Novanta, che si sono astenuti da tali misure nonostante le difficoltà.

Con la proposta ora in discussione, il futuro della pena di morte in Israele continua a essere un tema di intensa controversia, sollevando interrogativi non solo sulle politiche di sicurezza ma anche sui diritti umani e sulla giustizia.

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