Cittadinanza onoraria a Francesca Albanese | È davvero un gesto di giustizia o un atto divisivo?

Scoppia la polemica a Bologna per la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese. M5S applaude, ma i Radicali e Forza Italia criticano aspramente. Scopri il dibattito! 🗳️✨

A cura di Redazione Redazione
07 ottobre 2025 17:46
Cittadinanza onoraria a Francesca Albanese | È davvero un gesto di giustizia o un atto divisivo? -
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A Bologna scoppia il “caso Albanese”: conflitto interno nel centrosinistra

BOLOGNA – Il conferimento della cittadinanza onoraria a Francesca Albanese, relatrice Onu sulla situazione palestinese, ha innescato un acceso dibattito all’interno del centrosinistra bolognese, accentuando le tensioni già presenti tra le varie anime della coalizione.

Il M5S applaude la scelta del Comune
Gli esponenti del Movimento 5 Stelle si sono schierati a favore della delibera approvata, sottolineando che questa decisione rappresenta un’adesione ai valori di giustizia e diritti umani. “Bologna sceglie di stare dalla parte del diritto internazionale e della pace”, hanno affermato con fermezza i membri del M5S, considerando l’iniziativa un atto coerente con la storicità e l’identità antifascista della città. I pentastellati criticano le obiezioni sollevate dai renziani, evidenziando che “non si tratta di un gesto divisivo, ma di un riconoscimento coraggioso per chi denuncia i crimini di guerra”.

Le critiche dei Radicali Italiani
Contraria alla decisione è anche Bianca Piscolla, membro della Giunta nazionale di Radicali Italiani, che ha definito l’assegnazione della cittadinanza a Albanese “inaccettabile e incommentabile”. Secondo Piscolla, tale iniziativa potrebbe deteriorare il sostegno alla causa palestinese, infliggendo un colpo alle piazze nonviolente. La sua critica si concentra sul “ruolo divisivo” che Albanese ha assunto nel dibattito pubblico, tanto da considerare la decisione un vero e proprio discredito per Bologna.

Forza Italia e le preoccupazioni sulla scelta
Anche Rosaria Tassinari, coordinatrice regionale di Forza Italia, ha espresso il suo disappunto. Ha descritto la scelta come “azzardata e poco opportuna”, soprattutto in un contesto di forte tensione internazionale. Tassinari ammonisce che la figura di Albanese possa “alimentare contrapposizioni”, suggerendo che il Comune avrebbe dovuto propugnare un gesto volto a favorire il dialogo piuttosto che intensificare le divisioni.

Il voto in consiglio e i rischi di strappo in maggioranza
Il dibattito ha culminato il 6 ottobre, quando l’aula di Palazzo D’Accursio ha votato, approvando la delibera con 25 favorevoli e 9 contrari, compresi alcuni membri della maggioranza, tra cui il sindaco Matteo Lepore. È emerso anche il rischio di un potenziale strappo interno, rappresentato dalle dichiarazioni della dem Cristina Ceretti, che ha manifestato le sue riserve sulla figura di Albanese. Ceretti ha confessato: “Il mio voto non è facile e non scontato”, esprimendo solidarietà al sindaco di Reggio Emilia e auspicando più chiarezza da parte della relatrice.

In questo contesto, il “caso Albanese” non è solo un episodio che coinvolge la figura della relatrice, ma un riflesso delle fragilità e delle dinamiche interne a una coalizione che, a Bologna, deve affrontare sfide relevantissime e complesse.

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