Due detenuti morti in 12 ore a San Vittore | Cosa si nasconde davvero dietro a queste tragedie?
Due detenuti sono morti in 12 ore nel carcere di San Vittore. Sospetti su oppiacei e emergenza sanitaria. Cosa sta davvero accadendo? 🏥⚖️


Due Morti nel Carcere di San Vittore: Un Campanello d’Allarme da Non Sottovalutare
ROMA – Due detenuti sono morti in sole 12 ore nel carcere di San Vittore a Milano, gettando un’ombra inquietante su una struttura già segnata da problemi di sovraffollamento e carenza di personale. I decessi, avvenuti in un’intervallo di tempo ravvicinato, hanno sollevato interrogativi circa le condizioni di vita e di salute all’interno del penitenziario.
Il primo a perdere la vita è stato un uomo di origine marocchina di 51 anni, deceduto ieri sera dopo essere stato portato d’urgenza al Policlinico di Milano. Questa mattina, alle 7.30, è morto un altro detenuto di nazionalità peruviana, nonostante i tentativi di rianimazione da parte del personale medico del carcere. I due uomini erano rinchiusi in reparti diversi, ma le circostanze dei loro decessi hanno attirato l’attenzione delle autorità .
I precedenti malori di altri detenuti negli scorsi giorni, di cui uno causato apparentemente dalla grappa artigianale prodotta in carcere, ampliano la preoccupazione sull’uso di sostanze stupefacenti. Tra le ipotesi avanzate, i sanitari non escludono il consumo di oppiacei, ma sono ancora in corso accertamenti per fare luce su questa inquietante situazione.
A seguito delle morti, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria ha avviato una “perquisizione straordinaria” per verificare l’eventuale introduzione di sostanze pericolose. Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha dichiarato che “le morti in carcere sono una costante drammatica”, e ha sottolineato come l’overdose sia una delle cause principali di decessi tra i detenuti.
Il quadro complessivo, come denunciato da Capece, è allarmante: dal 2002, il 55% dei decessi in carcere è causato da suicidio e il 22% è privo di spiegazione certa. Gli agenti penitenziari sono a loro volta esposti a un rischio maggiore rispetto alla popolazione generale, con tassi di suicidio quattro volte superiori.
Dal canto loro, Daniele Nahum e Alessandro Giungi, presidente e vicepresidente della sottocommissione Carceri del Comune di Milano, hanno lanciato un appello accorato: “Il carcere di San Vittore è in gravissima emergenza e abbandonato a se stesso dal Ministero della Giustizia”. La loro denuncia si concentra sul sovraffollamento, che ha superato il 200%, e sulla totale mancanza di misure per alleviare la situazione critica.
“In un contesto del genere, è impossibile garantire attività trattamentali e controlli adeguati” concludono i due politici. Le carenze nel personale sanitario e penitenziario costituiscono un’ulteriore criticità , sollevando interrogativi sul futuro degli istituti penitenziari italiani.
Le morti di ieri e oggi non possono che rappresentare un campanello d’allarme per le autorità e per la società civile, che devono unirsi in uno sforzo comune per affrontare un problema che da troppo tempo affligge le carceri italiane. Il rischio che situazioni simili si ripetano è concreto, e la richiesta di interventi strutturali non è mai stata così urgente.