Ultras fermati per omicidio | La sorprendente doppia vita di chi crede di difendere 'gli italiani'!

Scopri la storia dei tre ultras di Rieti coinvolti in un tragico assalto al pullman. Tatuaggi, ideologie estreme e tanto altro. ⚽📰

A cura di Redazione Redazione
21 ottobre 2025 10:23
Ultras fermati per omicidio | La sorprendente doppia vita di chi crede di difendere 'gli italiani'! -
Condividi

Tatuaggi, foto del Duce e xenofobia: inquietanti dettagli sui tre ultras fermati dopo l’assalto al pullman

ROMA – Un’aggressione che ha scosso l’intero ambiente sportivo: l’assalto al pullman della squadra di basket del Pistoia, avvenuto ieri sera, ha portato all’arresto di tre ultras di Rieti, accusati di omicidio volontario e di comportamento violento. La vittima, Raffaele Marianella, autista del pullman, ha perso la vita nella tragica circostanza, scatenando un’ondata di indignazione.

I tre fermati, identificati come Manuel Fortuna, Kevin Pellecchia e Alessandro Barberini, appartengono alla curva Terminillo e risultano già noti alle forze dell’ordine per precedenti atti di violenza e disordini durante eventi sportivi. In particolare, Barberini, con i suoi 53 anni, emerge tra la folta schiera di tifosi per le sue dichiarazioni forti e le sue posizioni estremiste.

Un viaggio nei profili social di questi individui rivela segnali allarmanti. Mentre Kevin Pellecchia condivide principalmente immagini della vita rurale, Barberini espone contenuti che denotano un evidente attaccamento a ideologie di estrema destra. Tra i suoi post, emergono le celebrazioni per Benito Mussolini e una retorica xenofoba, che si manifesta in commenti contro quello che egli definisce “razzismo al contrario”.

Inoltre, Barberini ha dichiarato un intento di “difendere” gli italiani, esprimendo critiche nei confronti dei media che, a suo dire, darebbero più visibilità agli atleti di colore nelle competizioni olimpioniche. Le sue affermazioni rivelano un atteggiamento che si oppone non solo ai cambiamenti socioculturali, ma anche a normative che mirano a garantire la sicurezza negli stadi.

Proprio in agosto, per esempio, il tifoso si lamentava del nuovo protocollo di sicurezza emesso dal ministero dell’Interno, criticando le restrizioni sui biglietti. “Senza tifosi non c’è partita”, scriveva, tradendo una concezione di sport che si intreccia in modo problematico con la violenza e l’intolleranza.

Questi fatti sollevano interrogativi non solo sulla cultura ultras, ma sull’intero ambiente sportivo italiano, chiamato ora a riflettere. In un momento in cui lo sport dovrebbe unire e promuovere valori di rispetto e inclusione, episodi come questo rischiano di gettare un’ombra pesante sul futuro delle tifoserie e sull’immagine del calcio e della pallacanestro nel nostro paese.

âś… Fact Check FONTE VERIFICATA

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail

Segui Gazzetta Social