Un padre che uccide | La terribile minaccia di Salvatore Ocone dopo il crimine

Scopri la drammatica vicenda di Salvatore Ocone, accusato di un omicidio ferale. Resta in allerta per la sicurezza dei familiari. 😱⚖️

A cura di Redazione Redazione
05 ottobre 2025 17:35
Un padre che uccide | La terribile minaccia di Salvatore Ocone dopo il crimine -
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“Se tornasse libero Salvatore Ocone ucciderebbe anche il terzo figlio”: l’allerta della gip

Il caso di Salvatore Ocone, l’uomo di 58 anni accusato di aver commesso un atroce delitto a Paupisi, in provincia di Benevento, continua a tenere alta l’attenzione della cronaca nera. In un’ordinanza choc, la giudice per le indagini preliminari di Campobasso, Silvia Lubrano, ha sottolineato che, se Ocone venisse rimesso in libertà, rappresenterebbe un serio pericolo per la vita del suo terzo figlio, Mario.

La brutale aggressione

Ocone è accusato di aver assassinato la moglie Elisabetta Polcino, 49 anni, e il figlio quindicenne Cosimo, mentre la figlia sedicenne Antonia è stata gravemente ferita e attualmente si trova in prognosi riservata presso l’istituto Neuromed di Pozzilli. Secondo le ricostruzioni, il padre ha agito con una violenza inaudita, colpendo le vittime con un masso del peso tra i cinque e i sette chilogrammi.

Durante l’interrogatorio, Ocone ha cercato di giustificare il suo gesto affermando: “Mi è schizzata la testa come una molla”, evidenziando una mancanza totale di autocontrollo e lucidità. La giudice non ha dubbi sul fatto che il pericolo di una potenziale reiterazione dell’atto omicida sia concreto, soprattutto nei confronti del figlio superstite.

Un uomo in profonda crisi

Dopo l’aggressione, Ocone si è diretto verso Ferrazzano, nei pressi di Campobasso, dove ha riferito agli inquirenti di aver tentato il suicidio. In un inquietante contrasto, non ha mai pensato di portare i suoi figli in ospedale, nemmeno dopo essersi reso conto che erano ancora in vita.

“Non voleva lasciarli soli senza la madre” ha dichiarato Ocone ai investigatori, cercando di fornire una spiegazione al suo gesto. Il suo legale ha inoltre descritto un uomo completamente dissociato dalla realtà, che non sembra in grado di comprendere la gravità delle sue azioni: “Ha lo sguardo fisso e non fa domande”.

Un quadro preoccupante

Ocone, già sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio (TSO) nel 2011 a causa di depressione, ha recentemente rifiutato le cure farmacologiche nonostante il seguito di specialisti. La gip Mani utilizza parole pesanti, parlando di una “ferocia omicida” che lascia presagire l’inevitabilità di un futuro violento, qualora l’uomo dovesse tornare in libertà.

Con una conclusione agghiacciante, la giudice avverte che, se Ocone dovesse riacquistare la libertà, la vita del giovane Mario sarebbe in grave pericolo, rendendo necessaria un’attenta valutazione della sua custodia. Questo triste ed inquietante episodio segna una nuova pagina nel dramma della violenza domestica, un fenomeno che continua a mettere in pericolo vite innocenti.

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