Trump minaccia dazi del 50% sul Brasile | Lula ribatte: "Non abbiamo bisogno di imperatori!"

Trump minaccia dazi del 50% sul Brasile per difendere Bolsonaro. Lula risponde: il Brasile è una democrazia sovrana. Scopri la tensione in atto! 🇧🇷💥

A cura di Redazione
10 luglio 2025 12:20
Trump minaccia dazi del 50% sul Brasile | Lula ribatte: "Non abbiamo bisogno di imperatori!" -
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I dazi di Trump al Brasile: una controversa ingerenza economica

ROMA – I dazi servono ad un sacco di cose, almeno secondo Trump. Attualmente, l’ex presidente degli Stati Uniti ha minacciato di imporre una tariffa del 50% su tutte le importazioni dal Brasile, giustificando il provvedimento con il presunto trattamento ingiusto riservato a Jair Bolsonaro, suo amico e alleato politico. Bolsonaro è stato accusato di aver orchestrato un tentativo di colpo di Stato dopo la sconfitta elettorale del 2022, una situazione che ha spinto Trump a definire il comportamento del Brasile come “una vergogna internazionale”.

In una lettera inviata al presidente brasiliano Luiz Inácio Lula, Trump ha chiesto che Bolsonaro fosse “trattato con rispetto”, minacciando ritorsioni economiche se non venisse rispettata questa richiesta. Le tariffe, ha avvertito, entreranno in vigore dal 1° agosto.

La risposta di Lula non ha tardato ad arrivare. Il presidente brasiliano ha difeso la sovranità democratica del Brasile, sostenendo che il procedimento giudiziario contro Bolsonaro è di competenza esclusiva delle autorità competenti. Lula ha inoltre annunciato l’intenzione di adottare contromisure commerciali contro qualsiasi ingerenza di Trump, definendole “inaccettabili”.

Le possibili conseguenze di questa escalation potrebbero risultare significative. Gli Stati Uniti rappresentano il secondo partner commerciale del Brasile, con un volume di scambi bilaterali che nel 2024 ha raggiunto i 92 miliardi di dollari. Contrariamente alle affermazioni di Trump, i dati ufficiali indicano che gli Stati Uniti hanno registrato un surplus commerciale di 7,4 miliardi di dollari con il Brasile.

Trump ha ulteriormente complicato la situazione accusando il governo brasiliano di aver esercitato pressioni indebite sulle piattaforme digitali statunitensi, menzionando “ordini di censura segreti e illegali.” Questo commento fa riferimento al giudice della Corte Suprema brasiliana Alexandre de Moraes, che ha ordinato la chiusura di centinaia di account social legati all’ultradestra, considerati una minaccia per la democrazia. Lula ha difeso l’operato della magistratura, chiarendo che “la libertà di espressione non include la violenza o l’istigazione al sovvertimento delle istituzioni.”

La tensione è aumentata ulteriormente dopo che Trump ha paragonato la situazione giudiziaria di Bolsonaro alla propria. “È successo anche a me, moltiplicato per dieci,” ha scritto sui social, provocando una dura replica da parte di Lula: “Il mondo è cambiato. Non abbiamo bisogno di imperatori.”

Nel frattempo, Bolsonaro si trova al centro di una crescente tempesta giudiziaria. La Corte Suprema potrebbe emettere una condanna entro la fine dell’anno per il suo coinvolgimento nell’assalto ai palazzi del potere a Brasilia, avvenuto pochi giorni dopo l’insediamento di Lula. Le indagini lo collegano anche a presunti tentativi di ostacolare l’alternanza democratica, inclusi pressioni sui vertici militari e trame per un presunto complotto omicida contro Lula.

A complicare ulteriormente le dinamiche, l’ambasciata americana in Brasile ha rilasciato una dichiarazione inusualmente schierata, parlando di “persecuzione politica” e promettendo di seguire la vicenda “con la massima attenzione.” In risposta, il governo brasiliano ha convocato l’ambasciatore USA Gabriel Escobar, ribadendo la sua posizione ufficiale: non ci sarà tolleranza per dichiarazioni “offensive e infondate.”

Questa situazione rappresenta non solo un caso di tensione personale tra leader, ma anche un incrocio tra politica interna e geopolitica, con il Brasile che si afferma sempre più come una nazione democratica autonoma.

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